Storia di Novara

Curiosità

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    Mussolini a Novara: due visite complete

    Il Duce Benito Mussolini ha avuto rari ma intensi contatti con Novara e il suo territorio. Suo principale interlocutore era certamente l’onorevole e poi senatore Aldo Rossini, che Mussolini aveva conosciuto quando lui, il futuro Duce, era un semplice e poco conosciuto deputato.

    Mussolini, ancora socialista, aveva visitato Novara nel gennaio del 1914, parlando al teatro Faraggiana e chiedendo al pubblico di maggioranza socialista un forte contributo a favore de “L’Avanti!”, il quotidiano del partito di cui era direttore. Una notte all’Hotel de la Ville, che si trovava ove un tempo c’era l’esattoria della Banca Popolare, e poi il ritorno a Milano.

    Nel settembre del 1925, Mussolini -diventato capo supremo del fascismo e presidente del consiglio dei ministri- effettuò una breve visita all’aeroporto di Cameri in occasione delle grandi manovre militari che avevano come epicentro il Canavese. Il 25 ottobre del 1932, il Duce transitò sulla nascente autostrada Torino-Milano, bloccato alla frazione di Veveri da una folla straripante. Bloccato dai novaresi in festa che lo acclamavano, riuscì a ripartire un’ora dopo per approdare a Milano.

    La prima visita ufficiale di Mussolini a Novara avvenne l’8 ottobre 1934. Una visita completa durata dalle 10 del mattino sino a pomeriggio inoltrato. In quel giorno, definito “storico”, il Duce giunse in largo Cavour dove era stato allestito un arco di trionfo; proseguì poi per il colle del convento di San Nazzaro della Costa per assistere al trasporto dei “martiri fascisti” al sacrario appositamente realizzato.

    L’impegnativa giornata di Mussolini proseguì in piazza Vittorio Emanuele dove il Duce parlò alla folla accorsa da tutta la città e dalla provincia. In quell’occasione ripetè il noto slogan “Novara fa da sé”. Nella stessa mattina dell’8 ottobre, Mussolini visitò una mostra d’arte al “Coccia”, quindi passò al “Broletto”, accolto dai mutilati di guerra novaresi. Nel salone dell’Arengo potè visionare i progetti e i plastici delle opere pubbliche da realizzare, e quindi visitò la galleria d’arte Giannoni, intrattenendosi con il donatore Alfredo Giannoni.

    Pomeriggio frenetico con solenne inaugurazione del nuovo palazzo delle Poste e dell’asilo San Lorenzo. Quindì tornò in centro città per dare il primo colpo di piccone sull’area dove verrà costruito il monumentale palazzo INA. Due visite importanti conclusero la spedizione di Mussolini a Novara: quelle alla Banca Popolare di Novara, accompagnato dall’amico onorevole Aldo Rossini, e all’Istituto Geografico De Agostini, ricevuto da Marco Boroli e da Cesare Rossi, i proprietari. Quella dell’8 ottobre 1934 fu una giornata lungamente ricordata da chi la visse.

    La seconda visita ufficiale del Duce a Novara avvenne il 18 maggio 1939, festa dell’Ascensione. Fu accolto dal nuovo podestà conte Leonardi e dalle altre autorità. Mussolini diede l’avvio ai lavori di ampliamento della “Casa del Balilla” (palazzo Littorio), poi percorse il corso XX settembre fra due ali di folla e palazzi imbandierati.

    Ma il clima era molto diverso da quello di cinque anni prima. In piazza Vittorio Emanuele, il Duce diede un altro colpo di piccone per i previsti restauri del Castello Sforzesco, destinato a diventare il nuovo palazzo del Governo (fatto che non si realizzò). Questa volta fu l’onorevole Ezio Mariua Gray il protagonista del fascismo novarese.

    La visita di Benito Mussolini a Novara si concluse presto perchè il Duce volle visitare il vicino aeroporto di Cameri e la fabbrica CANSA; proprio a Cameri incontrò il figlio Bruno, capitano dell’aeronautica.

    Proseguì le sue visite in molti centri della provincia novarese, Oleggio, Borgoticino, Arona, Borgomanero, Romagnano Sesia, fermandosi ad osservare il costruendo canale regina Elena; poi si trasferì nel vicino Biellese.

    Fu l’ultimo contatto di Benito Mussolini con Novara. Nel giugno del 1940 l’Italia entrava in guerra.

    Gianfranco Capra
     
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    Novara e l'aviazione

    Più di cent’anni fa, nel novembre del 1910, uno strano “uccello volante” apparve nel cielo di Novara. Volteggiava intorno alla Cupola antonelliana senza far rumore. I novaresi che affollavano le strade e le piazze, tutti con gli occhi all’insù.

    L’aeroplano, oppure il velivolo come lo chiamò D’Annunzio, entrava anche nella storia di Novara.
    Era il 20 novembre, domenica. Una bella giornata di sole, seppure fredda. Lo strano “uccello volante” era partito dal nuovo campo aviatorio di Cameri alle ore 14,45. Lo pilotava un giovanotto genovese 27enne, Ciro Cirri, di origini romane. L’aereo era un “Blériot 50 HP”.

    Sorvolò Galliate e Pernate, con volo leggiadro e silenzioso, poi puntò decisamente verso la Cupola e Novara. Volteggiò intorno al capolavoro antonelliano, lanciando sulla città manciate di manifestini con la scritta “Ciro Cirri saluta la gentil Novara!”. Quindi il “Blèriot” tornò verso Cameri dove effettuò un perfetto atterraggio alle 15,05. L’impresa, storica, era durata venti minuti.

    Allora da Novara a Cameri, in carrozza, si impiegava un’ora abbondante. Un record dunque quello stabilito da Ciro Cirri, che nel tardo pomeriggio venne festeggiato da amici e ammiratori alla Bottiglieria Barlocchi, che già allora spiegava i suoi tavolini in piazza Vittorio Emanuele II. Immediatamente fu aperta una sottoscrizione per offrire al pioniere un premio a ricordo di quella “prima assoluta”.

    Ciro Cirri era un pilota molto amato e stimato per la sua generosità, non sempre premiata dalla fortuna. Aveva trascorso quasi tutta la sua vita a Genova, sposandosi con Teresa Oppicini, dalla quale aveva avuto quattro figli. Fu meccanico navale, poi autista del primo taxi della “lanterna”, e a Genova nacque la sua passione sfrenata per il volo aereo, imitando altri piloti come il conte Balbi, Ferro, Cevasco.

    Ciro Cirri aveva ottenuto il brevetto di pilota proprio a Cameri. Viveva con la sua numerosa famiglia in uno dei rudimentali hangar costruiti a Cameri con mezzi di fortuna. Aveva ottenuto il brevetto italiano numero 13, realizzato appena due mesi prima. Quel magnifico maneggevole “Blériot” gli era stato regalato dalla società di navigazione “La Veloce”che svolgeva la propria attività con viaggi da Genova al Sudamerica, portando gli emigranti laggiù.
    Cartolina primo volo aereo su Genova

    Cartolina primo volo aereo su Genova

    Il volo di Cirri su Novara ebbe grande risonanza anche se ormai ogni città stava realizzando il suo “primo volo” con i tanti piloti che erano maturati e brevettati. Il valoroso e generoso pilota genovese ricevette appena una settimana dopo, il 27 novembre 1910, l’alto onore di compiere il primo volo aereo su Genova, la sua città d’adozione.
    Con il fedele “Blériot”, Ciro Cirri partì dal campo aviatorio di via Pisa, raggiunse i 300 metri di quota, volteggiò due volte sulle colline di San Francesco d’Albaro e una volta sul mare aperto. Poi tornò al campo dove ebbe qualche problema di atterraggio causa la gran folla che occupava la spianata. Sfiorò di un nulla l’incidente clamoroso.

    Ciro Cirri ebbe poi l’onore di volare a Orio-Sotto Bergamo e al circuito internazionale di Firenze nel maggio 1911, al campo di Marte, insieme a piloti famosi come il trecatese “Eros” Ruggerone, Cagno, Cobianchi, Manissero, Piccolo e alcuni specialisti francesi fra cui due donne.

    Ma la sua avventura nei cieli finì tragicamente a Voghera il 28 maggio del 1911, quando il suo “Blèriot” precipitò in picchiata e si sfasciò coinvolgendo nel rogo lo sfortunato pilota. Ciro Cirri moriva a 28 anni. Era stato chiamato per effettuare il “primo volo” sull’operosa cittadina lombarda.

    Novara apprese con vivissimo dolore la notizia ferale. Addirittura i resti del suo “Blériot” vennero esposti nell’atrio del teatro Coccia, massimo tempio lirico della città. Una folla immensa rese omaggio a quel che rimaneva del minuscolo aereo. Venne organizzata una sottoscrizione per aiutare la giovane moglie e i quattro figli orfani, sull’orlo della miseria. Promotore della raccolta fu Agricola Fauser (padre di Giacomo) che allora rappresentava per l’Italia il famoso motore per aereo “Anzani”. La sottoscrizione popolare raccolse la bella somma di 842 lire.

    La moglie Teresa Cirri sopravvisse allo sfortunato Ciro per molti anni, conducendo a Genova in via di Ravecca un piccolo banchetto all’aperto, dove vendeva banane e lumache passate in graticola.
    Nel popolare rione ligure, tutti riconoscevano Teresa Cirri come “la vedova di quel meccanico che volava”.

    Gianfranco Capra
     
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