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Novara e l'aviazione
Più di cent’anni fa, nel novembre del 1910, uno strano “uccello volante” apparve nel cielo di Novara. Volteggiava intorno alla Cupola antonelliana senza far rumore. I novaresi che affollavano le strade e le piazze, tutti con gli occhi all’insù.
L’aeroplano, oppure il velivolo come lo chiamò D’Annunzio, entrava anche nella storia di Novara. Era il 20 novembre, domenica. Una bella giornata di sole, seppure fredda. Lo strano “uccello volante” era partito dal nuovo campo aviatorio di Cameri alle ore 14,45. Lo pilotava un giovanotto genovese 27enne, Ciro Cirri, di origini romane. L’aereo era un “Blériot 50 HP”.
Sorvolò Galliate e Pernate, con volo leggiadro e silenzioso, poi puntò decisamente verso la Cupola e Novara. Volteggiò intorno al capolavoro antonelliano, lanciando sulla città manciate di manifestini con la scritta “Ciro Cirri saluta la gentil Novara!”. Quindi il “Blèriot” tornò verso Cameri dove effettuò un perfetto atterraggio alle 15,05. L’impresa, storica, era durata venti minuti.
Allora da Novara a Cameri, in carrozza, si impiegava un’ora abbondante. Un record dunque quello stabilito da Ciro Cirri, che nel tardo pomeriggio venne festeggiato da amici e ammiratori alla Bottiglieria Barlocchi, che già allora spiegava i suoi tavolini in piazza Vittorio Emanuele II. Immediatamente fu aperta una sottoscrizione per offrire al pioniere un premio a ricordo di quella “prima assoluta”.
Ciro Cirri era un pilota molto amato e stimato per la sua generosità, non sempre premiata dalla fortuna. Aveva trascorso quasi tutta la sua vita a Genova, sposandosi con Teresa Oppicini, dalla quale aveva avuto quattro figli. Fu meccanico navale, poi autista del primo taxi della “lanterna”, e a Genova nacque la sua passione sfrenata per il volo aereo, imitando altri piloti come il conte Balbi, Ferro, Cevasco.
Ciro Cirri aveva ottenuto il brevetto di pilota proprio a Cameri. Viveva con la sua numerosa famiglia in uno dei rudimentali hangar costruiti a Cameri con mezzi di fortuna. Aveva ottenuto il brevetto italiano numero 13, realizzato appena due mesi prima. Quel magnifico maneggevole “Blériot” gli era stato regalato dalla società di navigazione “La Veloce”che svolgeva la propria attività con viaggi da Genova al Sudamerica, portando gli emigranti laggiù. Cartolina primo volo aereo su Genova
Cartolina primo volo aereo su Genova
Il volo di Cirri su Novara ebbe grande risonanza anche se ormai ogni città stava realizzando il suo “primo volo” con i tanti piloti che erano maturati e brevettati. Il valoroso e generoso pilota genovese ricevette appena una settimana dopo, il 27 novembre 1910, l’alto onore di compiere il primo volo aereo su Genova, la sua città d’adozione. Con il fedele “Blériot”, Ciro Cirri partì dal campo aviatorio di via Pisa, raggiunse i 300 metri di quota, volteggiò due volte sulle colline di San Francesco d’Albaro e una volta sul mare aperto. Poi tornò al campo dove ebbe qualche problema di atterraggio causa la gran folla che occupava la spianata. Sfiorò di un nulla l’incidente clamoroso.
Ciro Cirri ebbe poi l’onore di volare a Orio-Sotto Bergamo e al circuito internazionale di Firenze nel maggio 1911, al campo di Marte, insieme a piloti famosi come il trecatese “Eros” Ruggerone, Cagno, Cobianchi, Manissero, Piccolo e alcuni specialisti francesi fra cui due donne.
Ma la sua avventura nei cieli finì tragicamente a Voghera il 28 maggio del 1911, quando il suo “Blèriot” precipitò in picchiata e si sfasciò coinvolgendo nel rogo lo sfortunato pilota. Ciro Cirri moriva a 28 anni. Era stato chiamato per effettuare il “primo volo” sull’operosa cittadina lombarda.
Novara apprese con vivissimo dolore la notizia ferale. Addirittura i resti del suo “Blériot” vennero esposti nell’atrio del teatro Coccia, massimo tempio lirico della città. Una folla immensa rese omaggio a quel che rimaneva del minuscolo aereo. Venne organizzata una sottoscrizione per aiutare la giovane moglie e i quattro figli orfani, sull’orlo della miseria. Promotore della raccolta fu Agricola Fauser (padre di Giacomo) che allora rappresentava per l’Italia il famoso motore per aereo “Anzani”. La sottoscrizione popolare raccolse la bella somma di 842 lire.
La moglie Teresa Cirri sopravvisse allo sfortunato Ciro per molti anni, conducendo a Genova in via di Ravecca un piccolo banchetto all’aperto, dove vendeva banane e lumache passate in graticola. Nel popolare rione ligure, tutti riconoscevano Teresa Cirri come “la vedova di quel meccanico che volava”.
Gianfranco Capra
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