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Storia catania calcio
il club calcio Catania 1946, ma l' origine del calcio catanese, anche se episodico, è datata inizio secolo, quando le navi inglesi approdavano nei porti italiani, portando la novità chiamata football. Alle ore 17 del 2 maggio 1901 si affrontarono il Royal Yacht Catania, una nave inglese con a bordo parte d' equipaggio catanese, e l' F. C Messina, che "in modo cavalleresco guadagnarono un gol a testa" come narrano le cronache dell' epoca. Ma era solo un passatempo. Il 19 giugno 1908 il segretario De Meo Borgetti fu promotore di un comitato che fondò l' "Associazione Sportiva Pro Educazione Fisica" per la provincia di Catania, con diverse discipline. Dopo pochi mesi si insedia alla presidenza dell' associazione il cav. Francesco Sturzo D’Altobrando, mecenate dell' epoca, che inaugura la sezione calcio l' 8 novembre. La prima formazione di calcio a Catania fu la "Pro Patria". Dopo il tragico terremoto di dicembre che sconvolse le città dello stretto, il barone Gaetano Ventimiglia, studente all' Accademia capitolina, rientrò in Sicilia per aiutare i soccorritori. Mise a disposizione la sua esperienza anche per il "football", prendendo in consegna la Pro Patria, in maglia rosso-verde, allenando i "matti di piazza d' Armi" chiamati come il luogo dove si tiravano i primi calci, piazza che poi mutò il suo nome in Esposizione, in onore di un importante manifestazione agricola lì ospitata. Le prime partite si svolsero sempre con le squadre di marinai delle navi straniere in visita al porto. Si giocò la prima partita il 30 giugno 1909 contro la squadra della corazzata "Regina Margherita". L’ incontro terminò con il risultato di parità, uno ad uno. La formazione schierata era la seguente: Vassallo, Gismondo, Bianchi, Messina, Slaiter, Caccamo, Stellario, Binning, Cocuzza, Ventimiglia e Pappalardo. La seconda partita si svolse il 22 luglio al giardino Bellini contro l' HMS Bruizer, nella quale i catanesi subirono una sonora sconfitta per sette a zero. Seguì una partita, il 28 agosto, contro il Megara Augusta, che portò la prima vittoria per 2 a 0. Tra i calciatori di questa prima fase, ricordiamo Fausto Spedini, ala sinistra molto veloce, il portiere Roberto Nicotra, entrambi travolti dal ciclone della prima guerra mondiale e ricordati come eroi, Carmelo Cocuzza, valido centravanti e Alberto Pappalardo. Nasce e si affianca alla Pro Patria, nel 1909 lo "Sport Club Trinacria", per merito di Domenico Coniglione.
Anni 10
La Pro Patria nel 1910 si trasformò in "Unione Sportiva Catanese", con maglia bianco-verde. Si ricordano partecipazioni alla "Lipton Challenge Cup", un torneo tra le migliori squadre dell' Italia meridionale. Al centro-nord già erano presenti tornei ad alto livello, mentre da noi si ricorda la partecipazione alle coppe Sant' Agata e Agordad, negli anni '11 e '13 e il successo contro l' incrociatore Vettor Pisani, vincitore del campionato della Marina, per 6 a 1, l' 8 marzo del 1914. Lo "Sport Verein International" è una squadra di stranieri residenti a Catania con la quale ci si affronta in amichevole. Il primo conflitto mondiale rallenta le attività. Si fanno spazio la F. C. Etna e l ' A. S. Catania, senza brillare. Il calcio a Catania aveva superato la fase episodica ma soprattutto la grande guerra. Alla fine del 1919 l' U. S. Catanese si ricostituisce, presidente Ruggero Albanese, svolgendo attività locale, e confluendo successivamente nella "Juventus Catania Football Club". Si gioca nella nuova struttura del Dopolavoro Ferroviario in via Aquicella.
Anni 20
Nel 1920 diverse squadre isolane parteciparono alla Coppa Federale Siciliana, un torneo creato per dare la possibilità di avere una società siciliana in 1° divisione. Intanto, a livello nazionale, si ebbero dissidi interni alla Federazione Italiana Gioco Calcio, e nell' assemblea del 23 luglio 1921, alcuni grossi club del nord, che reclamavano un campionato dedicato, si dissociarono per creare la Confederazione Calcistica Italiana. La stagione 1921/22 vide quindi la disputa di due campionati: quello dell’ente regolare, la F.I.G.C., che però raccoglieva solo formazioni di secondo piano, e quello dell’ente secessionista, la C.C.I., dove invece giocavano le squadre migliori. L’auspicata riunificazione calcistica nazionale sotto l’ala di un' unica federazione, avvenuta il 26 giugno 1922, portò alle necessarie riforme dei regolamenti e dei campionati: dal 1922/23 le “Categorie” diventarono “Divisioni”, dove la 1° e la 2° sarebbero state a carattere nazionale, gestite da due nuovi organi, Lega Nord e Lega Sud. Le altre Divisioni, dalla 3° alla 6°, sarebbero state organizzate invece dai Comitati Regionali, il cui ruolo veniva così definitivamente ricondotto ad un ambito più locale. Nella stagione 1922/23 viene disputato il primo campionato ufficiale siciliano, e tra le società affiliate alla C.C.I., vi è l' U. S. Catanese, purtroppo ritirata prima dell' inizio. Nel 1924 si affermano la S. S. Umberto II e la S. S. Fulgor del presidente Aubergo, il Savoia e i bianchi del Fascio Giovanile Catania, ma le società più importanti sono la Catanese del presidente Ruggero Albanese e la Juventus che partecipano al campionato di 2° divisione regionale nella stagione 1924/25. Teatro delle gare è il giardino Bellini. La Juventus in maglia grigio-verde è presieduta da Fausto Spedini, presidente onorario Gino De Tommasi, vicepresidente Angelo Vasta, direttore tecnico Totò Barresi. Nel 1926 si riparte Con l' U. S. Catanese, nel frattempo diventata bianca-azzurra e Sport Club Libertas, inglobato dopo un anno dallo S. C. Fascista e la S. C. Vigor, maglia azzurra e pantaloncini neri; da notare lo scioglimento della F. C. Juventus. Una nuova riforma della federazione inaugura la Divisione Nazionale con il rimpasto della 1° e 2° Divisione, torneo in cui la Catanese dovette rinunciare causa la mancanza di un campo da gioco regolare. Negli anni 1927 e 1928, Albanese ha il merito di organizzare un torneo tra le squadre locali. Nell' ambito propagandistico che prevede una squadra di calcio in tutti i capoluoghi di provincia, nel 1929 si costituisce la “Società Sportiva Catania" ad opera del podestà Leandro Arpinati, che disputa il primo campionato nazionale 1929/30 di 2° divisione gir. A, ottenendo subito il salto di categoria, grazie ad un ripescaggio, nonostante il 9° posto finale. Il primo presidente della formazione, con la maglia azzurra e una striscia rossa orizzontale, è il Console Santi Quasimodo, zio del poeta Salvatore. Impatto difficoltoso ma graduale miglioramento per il primo torneo ufficiale del Catania. Da ricordare l' attaccante Antonino Foti che ha realizzato la prima marcatura ufficiale alla 2° giornata. Nella squadra gioca il primo vero straniero, Mustafà Doma, un libico che deliziava il pubblico con giocate di qualità. Il campo del "Dopolavoro Ferroviario" di via Acquicella cedette il testimone il 21 settembre del 1930, quando l’ Amministrazione Comunale,, provvide ad inaugurare in piazza G. Verga, già piazza Esposizione e d' Armi, un stadio da calcio chiamato "Campo dei Cent' Anni", con due tribune di legno aventi una capienza di cinquemila posti, gremite per la partita di esordio contro la Fulgor, preceduta dal discorso inaugurale del nuovo presidente della società, avvocato Antonio Zingali.
Anni 30
Nel 1930/31 il Catania partecipò alla 1ª divisione gir. E, piazzandosi al 6° posto. Da questa stagione le squadre di categoria superione avevano l' obbligo di far partecipare le seconde formazioni nel Campionato Riserve, escluse però dal meccanismo di promozione. Nel 1931/32 sempre 1ª divisione ma gir. F con un 6° posto finale. Si videro le prime maglie con strisce verticali rosso-azzurre. Da annotare i 7 gol di Piero Cini nella partita contro la Bagnolese, tra l' altro interrotta al 75' per mancanza del numero legale dei calciatori ospiti, ma risultato lo stesso confermato da parte del Direttorio Divisioni Sud. Cambio al vertice della società dove si insedia un esponente della nobiltà locale: il Duca Vespasiano Trigona di Misterbianco, coadiuvato da un importante consiglio d’amministrazione, tra cui Longo, Setarotta e il segretario Angelo Vasta, già responsabile della Juventus negli anni '20. Nell’ anno 1932/33 il Catania è 4° sempre in 1ª divisione gir. I. Arriva dalla Lazio un calciatore che si rivelerà un punto fermo dell' attacco catanese, tale Nicolò Nicolosi, affettuosamente chiamato col nomignolo di "Cocò". Il suo ruolo era quello di "marcare segnature" e chi lo ha visto giocare ha parlato di lui come di un grande atleta che impressionò per la sua costanza con cui segnava, ma soprattutto di un uomo generoso che riempiva lo spogliatoio con la sua umanità. Alla fine del campionato di 1ª divisione gir. H del 1933/34, nel quale i rossazzurri si classificarono primi, dominando, e successivamente al 1° posto delle finali nazionali, arriva la tanto sospirata promozione in serie B. E intanto il podestà Lungheu avvia i lavori nella zona di Cibali per la costruzione di un moderno impianto polisportivo. Nel 1934/35, prima partecipazione in serie B, si aggiungono alla rosa diversi calciatori, tra cui Amedeo Biavati, ala destra inventore del doppio passo. Si vede subito la stoffa della squadra che conduce un campionato strepitoso, tanto che a cinque giornate dalla fine si troverà a lottare con il Genova per la promozione in serie A. Nello scontro diretto, il 5 maggio, al 9 minuti dal triplice fischio, il risultato arride ai rossazzurri per due a zero, con doppietta del bomber Nicolosi. Una legenda metropolitana racconta che nella pausa dentro lo spogliatoio di casa avvenne qualcosa d’imprevisto: ai giocatori fu dato un presunto ordine di non spingere troppo per ottenere la vittoria, causa un deficit economico societario che si sarebbe aggravato se la squadra fosse andata in serie A. Ad ogni modo il Genova pareggiò l’incontro nei minuti finali. Alla fine sarà solo 4° posto. Ennio Mantella, cronista sportivo de "Il Littoriale, annota come il Catania fu la prima squadra in Italia a fare il ritiro, ovvero vita in comune in modo da concentrarsi per le gare, grazie ad un' intuizione-esperimento di mister Kertesz. Nel 1935/36 8° posizione in Serie B, frutto di un percosso al di sotto delle aspettative, che fece venir meno l' attenzione della società, aggravando la situazione finanziaria. Nel 1936/37 nuova denominazione in "Associazione Fascista Calcio Catania" e nuovo presidente, il camerata Vittorio Emanuele Brusca, per un campionato molto equilibrato dove la distanza tra la zona rossa e le prime posizioni era molto irrisoria. Causa disattenzioni, poco impegno da parte di alcuni elementi e poca convinzione si passò difatti a poche giornate dal termine dal contendersi una poltrona d' onore ad un 13° posto in compagnia di Messina, Vercelli e Venezia. Il D.D.S. ponderò l' idea di un allargamento a 18 squadre, ma poi si decise di organizzare un mini torneo di andata e ritorno per determinare la squadra da retrocedere in serie C. Per una strana "coincidenza" tutte le partite si conclusero con la vittoria della squadra di casa. Dunque tutte a quota sei punti nella speranza che la federazione abolisse la quarta retrocessione. Da Roma invece, maturò la decisione di effettuare degli scontri diretti in campo neutro, dove Messina e Vercelli si assicurarono la salvezza, mentre nello scontro finale tra Venezia e Catania, a Roma l' 11 luglio del '37, i rossazzurri ebbero la peggio con un sonoro 4 a 0. Nella stagione 1937/38 l' amarezza della retrocessione è parzialmente compensata dall' inaugurazione, dopo tre anni di cantiere, del nuovo stadio "Cibali", nell' omonimo quartiere, che venne inaugurato il 28 novembre del 1937 quando il Catania sconfisse il Foggia per 1 a 0 con gol di Raffaele Pulzone, alla nona giornata di campionato, prima in casa dopo 7 trasferte consecutive e un turno di riposo, atte a permettere il fine lavori. Gli spettatori rimasero positivamente stupiti dalla struttura, notevole, considerati i tempi. Lo stadio dapprima doveva comprendere solo una tribuna centrale e una tribuna frontale e la curva nord costituita solo di un anello inferiore. Il progetto fu dell’architetto Raffaele Leone per conto della ditta di proprietà dell’ingegnere Antonio Ferro su un' area di 53.000 mq. Resterà poi incompiuto a causa dell'ingresso italiano nel secondo conflitto mondiale nel giugno del '40. Alla fine sarà 4° posto della serie C gir. E. Si ricorda con affetto il vecchio Campo dei Cent' Anni di piazza Verga, dove su un totale di 104 partite ufficiali disputate, furono ben 84 le vittorie in casa con solo 9 sconfitte, a testimonianza della fama di catino quasi inespugnabile. Alla fine del campionato 1938/39, il Catania dopo essersi classificato 1° nel girone H della Serie C, con un cammino casalingo devastante per gli avversari, fu ammesso alle finali nazionali dove primeggiando, tornò in serie B. Nonostante i soliti problemi economici, la dirigenza in enfasi per la promozione, vuole rafforzare un telaio già collaudato. Nel 1939/40 sulla panchina siede il nuovo allenatore Ferenc Hirzer, che tuttavia a causa di divergenze con il vertice, lascia prima di iniziare. Al suo posto l' ufficiale ungherese Istvan Meszaros, che ritarda l' arrivo per la guerra incombente. Il portiere Mario Sernagiotto, in attesa, dirige per le prime 3 giornate. Considerato il ritardo di Meszaros, si chiama Gyorgy Orth. In fine il giocatore-allenatore Attilio Ferraris prende in mano la situazione. Molta confusione e conseguente ultimo posto con retrocessione in serie C.
Anni 40
Nel 1940/41 in serie C gir. H 6° posto. Brusca si defila e al suo posto inizialmente torna Ruggero Albanese ed a novembre si assesta il cavaliere Filippo Cusmano. E' l' anno dell' entrata in guerra da parte dell' Italia al fianco della Germania, naturalmente il campionato ne risente. Calcisticamente la notizia rilevante è la nuova denominazione dello stadio Cibali in "Italo Balbo", ex governatore della Libia abbattuto con il suo aereo. Nel 1941/42, serie C gir. H 6° posto come l'anno precedente. Ritorno in panchina di Kertesez e nuovo cambiamento al vertice societario, dove Ottavio Teghini diventa il numero uno. Non bastano le caterve di gol dell' attaccante austriaco Engelbert Koening per la rinascita sportiva, capocannoniere del torneo con 18 gol. Nel 1942/43 arriva il 1° posto in Serie C gir. N, schiacciando gli avversari con 65 reti fatte, mattatore Marco Romano con 26 segnature, e solo 7 subite. Ma per poter accedere in serie B occorrevano gli spareggi delle finali nazionali. La prima partita, a Terni contro la formazione umbra prima del girone I, del 4 aprile del '43 terminò in parità con un gol per parte; si dovette rinunciare alle restanti gare a causa dei bombardamenti in Sicilia, causando il forzato ritiro di tutte le società isolane dai vari campionati. Un anno sbagliato per vincere. Si ricomincia da zero. I tornei di calcio ufficiali saranno sospesi per due anni fino alla conclusione delle ostilità. Gli "Alleati" sbarcati in Sicilia, nell' operazione chiamata Husky, ridanno la speranza ad una terra attanagliata dalla fame. Il 3 agosto del 1943 le truppe tedesche iniziano la ritirata, nove giorni dopo Mussolini viene arrestato, e gli amici americani, britannici e canadesi liberano Catania. Nel '44 si tenta di riprendere la pratica sportiva. La guerra ha spazzato via la vecchia e gloriosa società “Associazione Fascista Calcio Catania” ed una serie di calciatori, che definire pionieri sarebbe riduttivo, che ad un certo punto, se supportati politicamente ed economicamente in modo più sostenuto, avrebbero potuto schiudere le porte della massima serie alla città, ma questa è un' altra storia. Il Movimento Indipendentista Siciliano organizza un campionato regionale 1944/45 con le formazioni reduci dalla B e C, più le superstiti minori per un totale di 23, divisi in 4 gironi. A Catania i migliori calciatori si dividono nelle 4 squadre formatasi: Unione Sportiva Catanese, Virtus et Robur Catania di Angelo Vasta, Unione Sportiva Elefante Santi Passanisi Manganaro e Società Sportiva Etna. Dopo 6 anni di ostilità si chiude la II guerra mondiale nel modo peggiore, con la bomba atomica che rade al suolo parte del Giappone. In Sicilia si cerca di tornare alla vita normale. Risorge la "Federazione Italiana Gioco Calcio" quindi ad Orazio Siino, commissario della "Federazione Siciliana" ed il relativo campionato siciliano non resta che riaffiliarsi alla F.I.G.C., organizzatrice per il nord la serie A, campionato misto B/C e per il sud il campionato misto A/B e la serie C. La Catanese si candida ad essere la squadra di punta in città, ma per aderire all' invito della federazione a partecipare alla massima serie meridionale, servono 220 mila lire; a tanto ammonta il debito della vecchia A. F. C. Catania. Purtroppo non se ne fece nulla. Obiettivo più alla portata è la terza serie dove la Catanese (che intanto si sarebbe dovuta accordare con l' Elefante e l' Etna per una fusione) presieduta da Santi Passanisi Manganaro, e la Virtus presieduta da Angelo Vasta, partirono ai nastri di partenza del campionato 1945/46 girone F. Le ristrettezze economiche determineranno umilianti ultimi posti per le due formazioni etnee. Giuseppe De Cicco e Vincenzo Mannino, due sportivi etnei, chiedono a Gianni Naso, presidente provinciale del C.O.N.I., la formazione di una squadra di calcio, con il nome ed i colori della città, che ambisca quantomeno alla serie B. Alla base i noti deficit finanziari non agevolano l' operazione. Debiti per un milione di lire non sono poca roba. La sera del 24 settembre del 1946 rimarrà una data storica per il sodalizio: l' atto costitutivo, sottoscritto nei locali della sede provinciale del C.O.N.I., al civico 8 di via Costarelli, sanciva la nascita ufficiale del "Club Calcio Catania", dalla fusione di Catanese e Virtus, che adottò per simbolo una testa di elefante su un campo rosso come il fuoco dell' Etna e azzurro come il cielo. Nel documento le firme in calce dei presenti: Gianni Naso, mediatore fondamentale, Giulio Sterlini, Andrea Romano, Sebastiano Porto, Vincenzo Mannino, Giuseppe De Cicco, Antonino Maugeri, Giuseppe Avola e naturalmente Angelo Vasta, neo vicepresidente, e Santi Passanisi Manganaro, nuovo presidente. Tra i soci vitalizi entrati a far parte della nuova società, due vecchie figure del calcio catanese, il duca Vespasiano Trigona e Ruggero Albanese, che portarono la loro esperienza e soprattutto liquidità necessaria, e Giuseppe Lorenti, proprietario del bar "Gran Caffè" di via Etnea. L'allenatore fu Lorenzo Bergia, già cannoniere della S. S. Catania negli anni '30, poi sostituito da Cesare Goffi, nel doppio ruolo di mister e giocatore. La squadra conquistò il 6° posto nel primo campionato ufficiale 1946/47 di serie C gir. C "Lega Sud". Si partì bene nel torneo del 1947/48 con quattro vittorie iniziali. Successivamente a causa di risultati altalenanti, mister Achille Piccini fu sostituito da “Cocò” Nicolosi, bandiera etnea anni trenta, nel doppio ruolo allenatore-giocatore. La concorrenza della Reggina fu spietata ma alla fine il 1° posto in classifica, portò solo la conferma nella nuova serie C e non la promozione, per una assurda riforma dei campionati voluta dalla federazione. Movimenti al vertice della società dove Bartolo Ferreri diventa presidente. Nel 1948/49 il valzer di dirigenti continua prima con Giuseppe Barreca, e poi con apparizioni di Manganaro e Lorenzo Fazio. Venne scelto come allenatore Giovanni Degni, buon calciatore del Catania anni '30, sostituito in corso dal magiaro Josef Banas, che ottenne ben 21 risultati utili consecutivi. il 13 marzo del '49, Nicolò Cocò Nicolosi gioca la sua ultima partita con il Catania, derby contro l' Acireale, dopo 17 anni e 76 reti dall' arrivo in città nella la prima gara della stagione1932/33 contro l' Agrigento, entrando di diritto nella storia catanese. Campionato con tante corazzate retrocesse dalla B, anche se alla fine il testa a testa fu con l' Avellino. Finale mozzafiato a pari punti, considerando che le ultime 2 partine non vennero giocate dai rossazzuri, per il ritiro della Scafatese e il turno di riposo. Il punto che il Catania aveva sugli Irpini, 46 punti contro 45, viene tolto dalla Lega per il tesseramento irregolare di un giocatore, un certo Remo Cavicchioli, trasformando il pareggio contro l' Igea Virtus in sconfitta, per cui la serie B dovrà essere decisa da uno spareggio. Appuntamento fissato all’Arena di Milano da giocare il 29 giugno del 1949. L’attesa a Catania era enorme tanto che furono piazzati in ogni angolo della città altoparlanti collegati con lo stadio milanese, con il radiocronista Nicolò Carosio impiegato per la prima volta per una partita di C. Si disputò l’incontro e l’Avellino vinse per uno a zero con una rete di G. B. Fabbri nel finale, dopo un vero e proprio assedio catanese. Ma la società rossazzurra presentò ricorso per un caso di corruzione nei confronti dei biancoverdi. In quell' occasione il presidente Fazio, proclamò una frase che rimase nella storia: "Abbiamo perso sul campo, ma vinceremo a tavolino, viva S. Agata". In effetti la Patrona della città fece il miracolo. Si racconta di una storia di corruzione: un certo Staffieri giocatore avellinese in disaccordo con la società, aveva denunciato i dirigenti campani di una serie di illeciti commessi nei confronti dello Stabia, a cui promise un premio per battere il Catania e successivamente perdere con gli irpini. Il problema era reperire le prove e a questo ci pensò il Catania. Staffieri fu invitato a Catania e condotto nella caffè “Lorenti”. Nicolosi e Lorenti raccolsero la deposizione di Staffieri, mentre dietro una tenda ascoltavano la deposizione, il Maresciallo Maccarrone dei Carabinieri e il Commissario di Polizia Musumeci. Partì l' inchiesta e dopo vari giudizi si arrivò a quello della Commissione d’ Appello Federale la quale sentenziò la promozione in serie B del Catania, l' ultimo posto dell' Avellino, retrocedendolo e la radiazione dell' allenatore dello Stabia Roberto Di Martino. Fu quella la prima volta in cui la Lega tenne conto di un’ inchiesta giudiziaria, non effettuata da funzionari dell' ordine sportivo, come disponeva l' articolo 11 del regolamento federale, ma di avvocati che rispondono al nome di Roberto Giuffrida, Domingo Finoccharo, Francesco Jelo e Pippo Guerrera. Il ritorno nel 1949/50 in serie B non fu esaltante, con un 12° posto e crocevia di allenatori in panchina Intanto, nel 1950 grazie a Gianni Naso, iniziarono i lavori di completamento dello stadio.
Anni 50
Nuova denominazione nel 1950/51: Società Sportiva Catania per un progetto che apre ad altri sport ma stenta a decollare. In campionato solo 6° posizione. Arriva un attaccante di peso, l' italo-tedesco Guido Klein, bandiera per molti anni. Le problematiche economiche societarie persistono e i cambiamenti alla presidenza ne sono la conseguenza. Traghetta Ottavio Priolo fino a giugno quando arriva Arturo Michisanti, grazie all' intervento del Prefetto Biancorosso e il solito Gianni Naso, romano titolare del servizio di nettezza urbana al Comune di Catania. Tre turni di squalifica del Cibali aprono la stagione 1951/52, per il solito strascico giudiziario estivo nato stavolta da accuse di Livorno e Spezia, dove il Catania si piazzò al 4° posto. Strano torneo in cui la seconda classificata dovrà effettuare uno spareggio promozione-salvezza con la quartultima della A. Da ricordare il massaggiatore Ferruccio Pallotta, ottimo fisioterapista della società, che tra le sue annovera Soldan, Bravetti, Randon, Fusco e Enzo Bearzot. Nell’anno successivo 1952/53 si puntò decisamente alla A con la squadra allenata da Fioravante Baldi. Ci fu il 2° posto a pari merito con il Legano, quindi si rese necessario lo spareggio per la promozione. I rossazzurri avevano concluso con due punti in meno dai lombardi ma la Lega aveva ribaltato il risultato dell’ incontro che il Catania perdette a Padova per uno a zero. Durante l’ incontro il guardalinee Zecca era stato colpito in testa da un oggetto lanciato dal pubblico inferocito, e l’arbitro aveva recuperato solo 3 minuti degli 8 assegnati. In seguito ai ricorsi, la Lega considerò irregolare la partita, assegnando la vittoria al Catania, sennonché la CAF ribaltò nuovamente il verdetto. Allora il presidente Michisanti ricusò l' appello e ottenne dal Consiglio Federale la riesamina del caso, che affermò le ragioni degli etnei, per cui si arrivò allo spareggio, che inizialmente da giocare a L' Aquila il 3 giugno, ma spostato per i motivi sopra descritti. L’ incontro si disputò a Firenze il 28 luglio in piena estate. Il Catania era allenato, il Legnano dovette richiamare i suoi giocatori dalle ferie. Ma fu uno choc generale per le migliaia di catanesi che seguirono l’incontro con l’orecchio incollato alla radio, che trasmetteva la radiocronaca del secondo tempo, quando Nicolò Carosio, voce storica radiofonica, diede la notizia che il Legnano aveva battuto il Catania per quattro a uno, con rete della bandiera di Quoiani. Svanirono cosi i sogni di serie A. Ma solo per poco, infatti l’anno dopo, 1953/54, il Catania centrò finalmente l'obiettivo. Michisanti voleva svendere la squadra, ma la società venne rilevata, dopo basse vicissitudini, dal Giuseppe Rizzo, con una cordata di finanziatori capeggiata da Giuseppe Galli e Sebastiano D' Amico, che riaffermarono la catanesità della presidenza. Non si fecero proclami ma non si lavorò sodo. In cassa poca liquidità a fronte di 170 milioni di debiti. Cassiere e factotum della nuova società Turi Maugeri, che con sacrifici operò al meglio delle possibilità, ottenendo delle dilazioni. Si ingaggia un ottimo allenatore, il veronese Piero Andreoli e la campagna acquisti porta Manenti, Marin, Bassetti, Pirola, Biancardi e Seveso. Al termine del girone d’andata il Catania era campione d' inverno con 26 punti. Al ritornò proseguì la sua cavalcata in maniera eccezionale, 15 risultati utili con 7 vittorie consecutive, venendo promosso in serie A con una giornata d’anticipo. Al rientro a Catania, il 2 giugno dopo la doppia trasferta, ci furono accoglienze trionfali. A Giarre i giocatori vennero prelevati dal treno e fatti salire su dei carri con cui dovevano raggiungere Catania annunciati da una banda che intonava l' Aida di Verdi. 200 mila tifosi in corteo e ben 5 ore per raggiungere il capoluogo con entusiastici festeggiamenti lungo tutto il percorso. Arrivati in città, i giocatori raggiunsero il municipio, dove il sindaco dott. La Ferlita, fece la solenne promessa che la società sarebbe stata assistita in ogni circostanza dall’amministrazione comunale. Inoltre, da profano del calcio, disse: "E adesso vogliamo lo scudetto". La formazione che conquistò la prima Serie A fu la seguente: Seveso, Baccarini, Bravetti; Bearzot, Fusco, Santamaria; Cattaneo, Manenti, Micheloni, Marin, Bassetti. Il solito tiepido riscontro degli abbonati, circa 5000, e i ritardi nei contributi istituzionali, non frenano le operazioni di rafforzamento della rosa, tra cui spicca uno dei centrocampisti più tecnici di sempre, il 33enne danese Karl Aage Hansen, si partecipa per la prima volta al campionato di serie A 1954/55 chiudendo con un onorevole 12° posto. In estate però ci fu la grande delusione: scoppia lo scandalo dell' arbitro della sezione di Roma Ugo Scaramella il quale avrebbe, secondo l' inchiesta della Lega, intascato tre assegni da 500 mila lire da parte di un giornalista catanese Giulio Sterlini, per conto del Catania, in modo da accomodare le gare interne contro Genoa e Atalanta. Sterlini, vicino all' ex presidente dal dente avvelenato Michisanti, insinuava il passaggio di denaro tra il vicepresidente Galli e il cognato dell' arbitro Scaramella, Savatore Berardelli. La dirigenza accusava il pubblicista di serbare rancore per la mancata assunzione nel ruolo addetto stampa del club. I contorni dello scandalo non furono chiari, e la società rossazzurra non seppe dimostrare la propria totale estraneità ai fatti, anzi venne incastrata dagli emissari federali che accertarono le tre uscite da mezzo milione di lire dai libri contabili. Purtroppo la Lega emise verdetto di colpevolezza nei confronti del Catania, dichiarando la corruzione dell' arbitro, successivamente radiato, e quindi lo spedì in B. Un disastro, sportivamente parlando. Nell'anno 1955/56, si ridisegna la proprietà con l’ arrivo di Michele Giuffrida, Mario Orlando e Agatino Pesce. Viene riconfermato l' allenatore Andreoli, dimissionario alla 27° giornata causa problemi di salute, sostituito da Enzo Bellini, già mezzala rossazzurra fine anni '30, oggi responsabile del settore giovanile. Per il Catania 5° posto finale. Dopo un anno, nel 1956/57, lo scacchiere della triade societaria si modifica, quando Giovanni Di Stefano subentra ad Orlando. La squadra con Ernesto Matteo Poggi allenatore, si comportò onorevolmente, sfiorando la serie A. Al Catania durante l’ultima partita a Modena, la vittoria avrebbe schiuso le porte della massima serie, ma anche un pareggio per effettuare lo spareggio promozione. Purtroppo la squadra subì una rete beffarda da un certo Scarascia che infilò il portiere Menozzi a tre minuti dal termine. Vanificata una stagione, tra le lacrime generali. Il mai dimenticato Nicolò Nicolosi è allenatore in seconda. Nel 1957/58 la situazione tecnica cominciò a precipitare. A Gipo Poggi subentrò Riccardo Carapellese, nel doppio ruolo di allenatore-giocatore giocando a Catania gli ultimi scampoli di una gloriosa carriera, poi sostituito da Cocò Nicolosi, infine si cambiò nuovamente con il barese Francesco Capocasale. Fu un valzer di allenatori in una stagione tutta da dimenticare con l' 11° posto finale, dove le lacune economiche di società ed istituzioni, regnano sovrane. Nel 1958/59 addirittura situazione finanziaria ancora più drammatica con 140 milioni di debiti. Rispuntò alla presidenza Arturo Michisanti, i cui sperperi nel biennio '51-'53 ancora sono tangibili, ma in mancanza di altro fu benvenuto. In panchina siede un tecnico slavo di nome Blagoje Marianovic. In corso di campionato, il Cibali fu squalificato causa intemperanze dei tifosi per 4 giornate, poi dimezzate, tanto che il derby contro il Palermo si giocò a Roma. Seguì l' avvicendamento tecnico prima con Carmelo Di Bella, tecnico delle giovanili e vecchia conoscenza ante guerra a Catania, e poi con Felice Placido Borel, ex giocatore della nazionale italiana di Pozzo. Il Catania ottenne il 16 ° posto e l’ augurata salvezza. A fine stagione, nuova crisi economica con tanti creditori tra cui la Lega, Michisanti non è mai stato in grado di far fronte alla situazione. E allora tocca a Ignazio Marcoccio, delegato provinciale Coni, già giocatore delle giovanili etnee sotto il fascismo e l' assessore allo sport Silvestro Stazzone, chiedere aiuto ad Angelo e Turi Massimino, due fratelli catanesi che hanno fatto fortuna nel settore edile in sud America, rilevando la società con tutte le sue pendenze. I Massimino si allontanano a fine stagione, non avendo garanzie societarie, e vanno a fondare l' Associazione Sportiva Massiminiana, coronando il loro sogno. Nel campionato 1959/60 si arriva ad un bivio: ripianare i debiti o chiudere baracca. Marcoccio non molla, e i 108 milioni che elargisce il Comune sono ossigeno vitale. Con l' aiuto del fido Giuffrida, si riparte con Di Bella tecnico. Segretario e medico sociale i fratelli Gianni e Rosario Mineo, figure professionali tutto cuore per i colori rossazzurri. Vige scetticismo nell’ambiente, ma l’undici catanese, largamente rinnovato, fornisce buone prove in avvio, scaldando subito i tifosi. La formazione solida ed equilibrata fa parecchia strada. Nel girone di ritorno il Catania infila undici risultati utili consecutivi, conquista il terzo posto, valido per la promozione. Ma finisce con l'accusare stanchezza e deve fare i conti fino all'ultimo col tenace inseguimento della Triestina, si trova a due punti. Fatica finale a Brescia dove basterebbe pareggiare per concludere in bellezza. La squadra di Di Bella, dopo le reti bianche del primo tempo, incassa nientemeno che quattro gol, segnandone due ma non basta. Si rievoca in un sol colpo le nefaste sconfitte dello spareggio di Firenze del 1953 contro il Legano e la beffa di Modena del 1957. Nel frattempo secondo le segnalazioni, la Triestina sta vincendo a Parma. Giocatori e dirigenti rossazzurri lasciano il campo in preda allo sconforto. Ma ecco in un rincorrersi di annuncia il pareggio della Triestina, cosicchè il Catania conserva il punto di margine tornando in serie A, 3° alle spalle di Torino e Lecco. L' ambiente etneo si abbandona alla gioia più sfrenata, con scene di commozione. I festeggiamenti cominciarono nel dopo gara e continuarono a Catania. Alla stazione centrale i giocatori furono attesi da un oceano di tifosi. Il Catania torna fra le grandi, storia di un mezzo miracolo, di un presidente, Marcoccio, che ha saputo districarsi tra guai finanziari e calciomercato, e un allenatore, Di Bella, che ha amalgamato e condotto un grande gruppo, premiato a fine stagione con il "Seminatore d' Oro", riconoscimento come miglior allenatore della cadetteria.
Anni 60
Nel 1960/61 la matricola terribile Catania dai pochi mezzi alla fine del girone d’andata era seconda in classifica con 22 punti, preceduta dall’ Inter a 24 punti. A S. Siro gli etnei ebbero l’occasione di laurearsi campione d’inverno, ma i valori tecnici vennero a galla: incassò cinque goal dai nerazzurri di cui 4 autogol. La domenica dopo, prima di ritorno, al termine di una epica gara, il Catania batté per 4 a 3 nientemeno che il Milan. "Clamoroso al Cibali" gridò Sandro Ciotti alla radio, quando, per chi non lo sapesse il 4 giugno del 1961, si affrontavano Catania ed Inter, che vincendo avrebbe conquistato lo scudetto. Il 5 a 0 dell' andata pesava come un macigno. I rossazzurri non avevano niente da perdere e per i milanesi la partita sembrava essere in discesa. Ma il Catania tirò fuori l'orgoglio e i nerazzurri tornarono a casa con una sconfitta per 2 a 0, reti di Castellazzi e Calvanese, perdendo il tricolore che andò alla Juve. I postelegrafonici, come ci aveva definiti Helenio Herrera, ottennero la rivincita. Il tutto naturalmente, venne sbattuto in prima pagina per tutta la settimana. 8° posto finale molto onorevole. Di Bella tentato da sirene napoletane e juventine, alla fine resta in città, iniziando la stagione 1961/62 con delle amichevoli pre-campionato in giro per l' Europa molto deludenti. Con le casse finalmente non asfissiate arrivano calciatori di livello come il tedesco Horst Szymaniak e il portiere Giuseppe Vavassori, che fu scaricato dalla Juventus dopo una infausta sconfitta in amichevole della nazionale a Roma contro gli inglesi il 24 maggio del 61, dove l' estremo difensore entrato al posto di Buffon prese 2 gol gli ultimi 15 minuti, permettendo agli inglesi di vincere 3 a 2. Stagione costellata da infortuni con risultati altalenanti tra cui lo sfizio di battere in casa la Juve dopo le feste agatine. 10° posizione e salvezza ottenuta con 2 giornate d' anticipo. La chimera della costruzione di un nuovo stadio a Pantano d' Arci, apre la stagione 1962/63. Confermati in blocco staff tecnico e rosa sotto un clima di austerità. Le imprese di battere l’ Inter di Helenio Herrera, che poi vincerà lo scudetto, e quella clamorosa di battere la Juventus a Torino per uno a zero, sono da ricordare. 11° posto in graduatoria. Nel 1963/64 la squadra è rivoluzionata dalla partenza di Szymaniak, compensata dagli arrivi di Giancarlo Danova e Sidney Cunha Cinesignho. Ci si permette di battere Fiorentina, Juve e di pareggiare a Roma con il punteggio di 4-4. Intanto la nuova sede sociale fu ubicata in via Guzzardi al numero 15, prima di passare in piazza Spedini. Riconferma con l' 8° posizione. Dopo sette magnifici anni, nel 1964/65, il capitano Mario Corti lascia il Catania. Nella roccaforte Cibali, si ottengono i punti per la meritata salvezza. L'attacco funziona a meraviglia. 8° posto finale. Intanto la primavera rossazzurra si arrende in semifinale scudetto contro la Lazio. Nel 1965/66 al termine del girone d’andata la squadra aveva totalizzato solo dieci punti e aveva perso troppi incontri manifestando una debolezza caratteriale notevole. Il malumore per questa crisi di risultati aveva contagiato allenatore, squadra e ambiente. Di Bella si dimette per una foto strumentalizzata dai giornali che lo ritraeva accanto ad una valigia. Il presidente tentò invano di dissuaderlo, inutilmente perché Don Carmelo era un uomo di parola e di grande temperamento. Fu sostituito dall’allenatore in seconda Gigi Valsecchi, dando inizialmente alla squadra una fiammata d’orgoglio. Alla quinta di ritorno, nell’incontro con l’Inter, che l' anno prima aveva vinto lo scudetto, coppa campioni e coppa intercontinentale, davanti ad una folla immensa, gli etnei fecero un incontro memorabile battendo i meneghini per uno a zero. Sembrava l’inizio della rimonta, ma purtroppo non fu così; il club dell' elefante si classificò penultima retrocedendo in B dopo sei anni di massima serie, in cui diversi giocatori fecero le loro fortune e quelle del Catania, che poté annoverare anche tre partecipazioni alla Coppa delle Alpi italo-svizzera nel '60, '64 e '66 e due alla Coppa dell' Amicizia italo-francese nel '62 e '63. Nel 1966/67 la squadra venne affidata a Dino Ballacci, un sergente di ferro, che non ebbe grande feeling con la gente di Catania. Nella fase iniziale la squadra tardò a trovare i giusti ritmi, poi con il rientro di Calvanese la squadra cominciò ad avere una sua fisionomia e ottenne brillanti risultati, tra cui la vittoria alla "Favorita", totalizzando 42 punti e la terza posizione. Si perse a tavolino l’incontro casalingo con il Modena in quanto Cattani, giocatore gialloblu, fu colpito da un sasso proveniente dalla tribuna. L' 8 aprile 1967, per la nuova regolamentazione delle società sportive, la nuova denominazione è Calcio Catania S. p. A.. Nel 1967/68 Ballacci, dopo l' inopinata sconfitta nel derby di Catania, lascia il posto in panchina a Luigi Valsecchi, cominciando a volare. Fino al naturale debito d' ossigeno che porta solo la 10° posizione. Nel 1968/69 la società ha in cassa solo debiti, solo gli stanziamenti comunali danno attimo di respiro. Ci si affida, quindi, ad una politica giovanile. Il nuovo tecnico, italo-egiziano, è Egizio Rubino, emergente ma preparato, può solo condurre ad un 11° posto molto deludente. L' ultima partita in casa, sconfitta contro il Como, un imprenditore tifosissimo, dichiara che salverà il Catania dal fallimento. E' il 42enne Angelo Massimino, uomo vulcanico, già benefattore della società poche stagioni addietro, a prendere il posto, nella stagione 1969/70, di Ignazio Marcoccio, che aveva regalato alla città 10 anni indimenticabili. Fu subito soprannominato "mister miliardo", in quanto industriale emigrato da giovane in Argentina e tornato a casa mettendo su l’ impresa edile assieme ai fratelli. Sarebbe stato l’ uomo della rinascita, pur con i suoi atteggiamenti balzani ma generosi. Massimino opera al calcio mercato secondo le direttive del mister. La squadra cominciò a spron battuto. Il girone di ritorno fu più difficoltoso ma la squadra lo superò con grande disinvoltura. Nello storico match a Reggio Calabria del 14 giugno del 1970, finita 1 a 3, si ebbe la certezza della terza promozione nell' olimpo della A. Quella in terra calabra fu la più corposa invasione esterna che il tifo catanese si sia concesso, calcolato che ventimila tifosi siano andati al di là dello stretto per sostenere la squadra. Apoteosi in quel pomeriggio. Aqulino Bonfanti sarà il capocannoniere con 14 reti e Rubino, coadiuvato dai fidi Calvanese e Bongiovanni, avrà la soddisfazione di essere premiato come migliore allenatore della serie B.
Anni 70
L’ ottavo anno di serie A della stagione 1970/71 fu tutto tranne che gioia. Varie problematiche tra cui l’ eterna incompiuta dello stadio “Cibali”, teatro nefasto di certe batoste, portarono ad un 16° e ultimo posto con relativa retrocessione, vanificando l’ impresa di appena 12 mesi prima. Sabato 12 dicembre 1970, a causa di un incidente stradale sulla litoranea catanese, muore il 22enne Luciano Limena, terzino sinistro di grandi prospettive. Da ricordare la partecipazione alla Coppa Europa Centrale, meglio conosciuta come Mitropa Cup. Nell’anno 1971/72 il Catania tornato in B liquida il bravo Rubino e affida la panchina a Salvador Calvanese, promosso dalla primavera ma bocciato al corso tecnico di Coverciano. Si ovvia al problema richiamando Valsecchi, che gli farà da chioccia. Comunque dopo 4 giornate si accomoda in panchina Di Bella. Con la squadra bene assemblata, si infilano buoni risultati. Alla 13° di andata scende a Catania il Livorno. L’ arbitro Porcelli di Lodi, dopo aver sorvolato su un paio di episodi sospetti in area ospite, convalida un gol irregolare del livornese Righi; i tifosi inviperiti rispondono con una sassaiola da dimenticare. Il Cibali venne squalificato per quattro giornate e gli etnei furono costretti a peregrinare per i campi siciliani. Nonostante il disagio i rossazzurri sono in condizione per poter ambire alla promozione. Durante l’incontro in casa con il Como, a tre minuti dalla fine l’ arbitro Sgherri inspiegabilmente concede un rigore ai lariani. Scoppia la fine del mondo con un tentativi di sassaiola e invasione di campo; l’arbitro viene colpito mentre rientra negli spogliatoi. Il pesante referto arbitrale con la conseguente decisione del giudice sportivo è tremenda: cinque giornate di squalifica che annullano a ragione ogni pretesa. Si finisce con un 8° posto. Nella stagione 1972-73 il malcontento dei tifosi è tanto, perché la società decide di sfoltire i ranghi mandando via Baisi, Bonfanti e Pereni. Le difficoltà continuano al ritiro precampionato di Altopascio per via dei contratti di ingaggio. Finalmente il campionato comincia e Di Bella, con i giocatori a disposizione, dopo una coppa Italia disastrosa. La società fu duramente contestata dalla frangia di tifosi più esagitati. Ad essa vennero imputati molti errori. Massimino deluso da ciò, consegna la squadra, martedì 31 ottobre, a Salvatore Coco, sindaco del comune di Catania. La squadra chiude il campionato a 43 punti, al 5° posto, vedendosi sfuggire la promozione. L’anno 1973/74 Coco operò alcuni cambiamenti. Cominciò con l’ affidare la guida tecnica a Guido Mazzetti, operando alcuni acquisti tra cui l’ ala Gianpietro Spagnolo, braccato da molti operatori di mercato. Campionato dai risultati altalenanti. La società esonera il mister, affidando la squadra a Valsecchi. Alla terza di ritorno, durante l’incontro con il Bari, i tifosi esternarono il loro disappunto con una invasione di campo, incendiando inoltre le tribune di legno, che costò al Catania una multa salata e la squalifica del Cibali. Si tentò l’ultima carta disponibile, richiamando al capezzale del grande malato, la vecchia gloria Adelmo Prenna. Solo allora si capisce l’ importanza di Angelo Massimino, animo semplice con il cuore grande, richiamato da Marcoccio per un estremo tentativo di salvare la barca. Non basta nemmeno un premio salvezza, e nonostante la grinta di Memo, il Catania, dopo venticinque anni vissuti tra A e B , retrocedette in terza serie, dato l' umiliante ultimo posto. Grande fu l' amarezza per tutta la città. Nel 1974/75 Massimino rientrato di gran carriera alla presidenza, svecchiò la squadra, ingaggiando dei buoni elementi su segnalazione del talent scout Gennaro Rambone, al quale inizialmente affidò la squadra, per poi darla a Rubino. Si valorizzarono alcuni elementi del vivaio locale quali Angelozzi, Blatti, Castorina, Cantone e Leonardi. Fu un anno a dir poco splendido in cui avvenne l' immediata risalita in cadetteria con il 1° posto firmato con i 38 gol della coppia d' attacco Ciceri e Spagnolo, record per la categoria. Nel 1975/76 il presidente, dopo il solito tira e molla estivo se lasciare o meno la squadra a causa delle solite mancate promesse dell' amministrazione comunale, aiuto finanziario al club e ristrutturazione dello stadio, all’ apertura del mercato non esitò a rinforzare la squadra. Dal ritiro di Gubbio solite diatribe con alcuni calciatori per gli ingaggi. Mazzetti, a causa dei scarsi risultati, sostituisce Rubino, dopo 24 giornate. La matematica certezza della permanenza avviene solo negli ultimi 90 minuti. Dopo quarant' anni di onorato servizio il medico sociale Rosario Mineo lascia la società, causa incomprensioni con il vertice. Le scorie della stagione precedente hanno ripercussioni nel 1976/77, quando nonostante si richiami alla guida tecnica Carmelo Di Bella, non si riesce ad ottenere nulla di più del 19° posto, con la conseguente retrocessione in serie C. La seconda in tre anni. La società perde un altro personaggio storico: il segretario Gianni Mineo lascia come suo fratello l' anno precedente. Nel 1977/78 i politici locali come al solito attaccarono Massimino, come se solo lui fosse il responsabile, che andò comunque avanti iniziando a costruire la squadra che doveva ben figurare in serie C. Il cammino nel campionato fu inizialmente altalenante, tanto che si cambiò allenatore, con Mazzetti al posto di Carlo Matteucci. Si conseguirono ottimi risultati in casa e fuori, che portarono ad un testa a testa finale con la Nocerina. Si ebbe la necessità di effettuare uno spareggio. Sul campo neutro di Catanzaro il 18 giugno del 1978 i catanesi affrontarono i campani perdendo 2 a 1 (con la rete iniziale del rossazzurro Bortot per l' illusorio vantaggio). Si resta nell' inferno della terza serie. Delusione generale condita da strascichi e polemiche per l' intero ambiente. La riforma della serie C della Lega è il preludio della stagione 1978/79. Squadra affidata all' emergente Adelmo Capelli, che può contare su una rosa ambiziosa. Discontinuità di risultati iniziali e un ritorno entusiasmante, a due giornate dal termine con la vittoria sul Matera, materializza la serie B. A Pisa, penultima di campionato, capita di tutto. La sera antecedente al match, nell' albergo Florida di Montecatini dove erano alloggiati i rossazzurri, arrivarono i teppisti pisani che distrussero l' atrio e resero la notte un inferno. Gli incidenti proseguirono il mattino con l' arrivo dei tifosi etnei. Questo clima surreale con bollettino di guerra, agevolò la vittoria dei padroni di casa, sfumando ogni sogno di promozione. Nel 1979/80 la "Falange d' Assalto Rossazzurra" può essere identificato come primo club di tifosi organizzati a Catania. Massimino rinnovò la squadra, panchina affidata a Gennaro Rambone, con il solito sforzo economico. Gioco farraginoso e dissidi con la società portano al cambio tecnico. Lino De Petrillo traghetta il club verso la vetta. Matematica certezza della promozione in B raggiunta a 180 minuti dal termine, dopo l' esaltante vittoria per 1 a 0 di Reggio Calabria, invasa per l' occasione di catanesi. Ennesimo esodo che esplode di gioia al triplice fischio finale.
Anni 80
Il campionato cadetto 1980/81 è un autentico girone di ferro per la presenza di Milan e Lazio, retrocesse dopo le vicende legate al calcio scommesse. La squadra ha un inizio di stagione non troppo esaltante, che rende necessario la sostituzione dell' allenatore, allorché Mazzetti (quarto ritorno in 7 anni) sostituisce De Petrillo Alla fine dell'incontro casalingo con la Sampdoria perso malamente per 2 a 1, i tifosi scontenti, bruciano i vecchi gradoni, innescando un finimondo che porta ad una giornata di squalifica. Massimino rafforza la squadra al mercato di ottobre. Il carattere del club portò alla meritata salvezza che equivaleva a una promozione, piazzandosi al 13° posto. Nel 1981/82 al Catania arriva il centravanti Aldo Cantarutti, fiore all' occhiello di una grande campagna acquisti. Il Catania disputa un buon campionato, riesce a migliorare il piazzamento dell'anno precedente piazzandosi nona, e getta le basi per un futuro migliore. Anche lo stadio vede benefici, con la costruzione della della curva sud e la copertura della tribuna A. Nel 1982/83 Massimino fa le cose per bene ed ingaggia subito un allenatore di grido per la categoria, Gianni Di Marzio, allestendo una vera e propria e corazzata. Il ritiro di Bibbiena conferma la fluidità del gioco che è confermato prima in coppa Italia e poi in campionato con una regolarità di risultati. Finale di campionato da paura. Sconfitta alla penultima contro la Lazio, inondata in un mare di polemiche, a causa di strane decisioni dell' arbitro Menicucci, che fanno disperare i 15.000 tifosi arrivati nella capitale. Gli ultimi 90 minuti al Cibali contro il Perugia, succede di tutto. Prima della partita, il custode dell' impianto, Angelo Grasso, sbeffeggiato dalle tribune, impugna un fucile sparando all' impazzata; uccide Lorenzo Marino e ferisce decine di spettatori. Tra il terrore inizia la gara che da i 2 punti ai rossazzurri. Nel frattempo la Cremonese impatta a Varese, il Como vince a Bari, cosicché la classifica finale decreta un 3° posto a tre tra il Catania e le due lombarde. Gli spareggi sul campo neutro di Roma, il 18 giugno contro Como, uno a zero per i rossazzuri con colpo di testa vincente di Crialesi e 15000 tifosi al seguito, e il 25 giugno contro la Cremonese, zero a zero con 40000 catanesi, portano la tanto sperata promozione in serie A. La storia si ripete per la quarta volta. Quando l’arbitro Menegali decretò la fine ci furono scene di giubilo, le vie della città eterna si riempirono di tifosi catanesi. La stazione ferroviaria, l’ aeroporto e l’ autostrada fino a Reggio furono tinteggiate di rosso e azzurro. Una festa immensa, che Massimino e la città, avevano meritato a danno di detrattori che non facevano altro che criticare la gestione basata sull’ improvvisazione. Che poi puntualmente salirono sul carro del vincitore. Nella stagione 1983/84 il Catania affronta il suo nono campionato di serie A. Si parte dalla riconferma di Gianni Di Marzio. Durante il mercato estivo si puntò su due giovani promesse del calcio brasiliano Luvanor e Pedrinho. A causa di scarsi risultati, Di Marzio viene esonerato e la squadra viene affidata a Gianbattista Fabbri, che purtroppo non fa miracoli. Contro il Milan, si disputò uno degli incontri più vivaci della sua sfortunata e disastrosa stagione. L' arbitro Benedetti non convalidò un gol in rovesciata di Cantarutti. Ne seguì un invasione di campo che portò alla squalifica del terreno di casa fino a alla fine. L’ indomani le televisioni nazionali mostrarono lo scandaloso arbitraggio, tanto che Benedetti rassegnò le proprie dimissioni. Il Catania retrocedette in B, con un disarmante ultimo posto, chiudendo la sfortunata annata a 12 punti. Le contestazione contro il vertice societario aprono la stagione 1984/85. Sembra che tutti i mali portino il nome di Massimino. Tante chiacchiere ma al momento di uscire i soldi nessuno si fa avanti. Arriva come allenatore Mimmo Renna. Giacomo Bulgarelli è il direttore sportivo che dovrebbe mette ordine. Dal rirtiro di Poggio Bustone trionfa invece tanta confusione. Inizialmente i risultati arrivano, ma dopo sei mesi il d.s. si dimette e in coincidenza il campionato diventa anonimo, salvando almeno la serie. Nel 1985/86 non un valzer ma un vero e proprio ping-pong di allenatori, a causa di scarsi riscontri in campo, non producono altro che la salvezza a 90 minuti dal termine e un 13° posto in graduatoria. Si rivedono a Catania Gennaro Rambone e il sempre verde Guido Mazzetti, intramezzati da Antonio Colomban e Salvo Bianchetti, promosso dalla primavera. Per un breve periodo gradita è la presenza come general manager del mai dimenticato Giovanni Mineo. Nel 1986/87 furono compiuti i maggiori lavori di ammodernamento dello stadio con la costruzione della nuova curva nord. Ma le note dolenti sono i soliti problemi societari. Massimino va avanti per la sua strada, ma pronto al lasciare nel caso si presenti un solido compratore. La dolce vita fuori dal campo influisce sui risultati che non arrivano. Mister Rambone fa da parafulmine e si leva di torno. Il suo posto è preso da Bruno Pace, che purtroppo no da la sterzata giusta. Si conclude mestamente, sconfitta decisiva a Cesena, che apre le porte dell' inferno chiamato serie C. Nel 1987/88 da Sestola, sede del ritiro, inizia la nuova avventura in 3° serie con l' allenatore Osvaldo Jaconi. Dopo ennesime polemiche arriva al timone della società una cordata con in testa Angelo Attaguile. Massimino lascerà la società ai nuovi proprietari dopo 17 anni di regno. La prima mossa fu l'ingaggio del nuovo allenatore Pietro Santin, sostituito poi da Bruno Pace. Al termine della stagione si sfiora addirittura la C2, evitata solo dopo lo spareggio del 12 giugno con la Nocerina disputato a Cosenza e vinto per due a zero con gol di Marini e Borghi. I tifosi catanesi, impareggiabili come sempre, diedero un grande contributo di presenza e di forza. Il presidentissimo sembrava che non avesse lasciato rimpianti, ma alla fine ci si rese conto della perdita di un uomo vulcanico e passionale, dai modi bruschi ma sempre impegnato nel dare alla città una squadra degna. Nella stagione 1988/89 vi è la riconferma Bruno Pace. Tarvisio è la sede del ritiro. La nuova dirigenza nonostante volesse dare esempio di grande organizzazione mancava di mezzi finanziari e vennero acquistati dei giocatori con la formula del prestito e della comproprietà, che portarono scarsi risultati. In corso, Carmelo Russo, dalla primavera promosso alla guida tecnica. Quindi il Catania si tirò fuori dalle sabbie mobili, ottenendo il 10° posto finale. Nel 1989/90 società sempre in alto mare. Al ritiro di Montone arriva il centravanti Loriano Cipriani, un attaccante che rimarrà sempre nel cuore dei tifosi catanesi. Fu messa a disposizione di Russo una buona squadra. Ma dopo alterni risultati si decise di esonerare il tecnico, chiamando un grande professionista, Angelo Benedicto Sormani. Alla fine un 6° posto che poteva essere di più, ancora lontani i tempi dei play off, che invece arridono alla primavera che accede alle finali scudetto.
Anni 90
Nel 1990/91 la dirigenza conferma l’ allenatore Sormani. Fu una stagione senza infamia e senza lode ma vennero valorizzati alcuni buoni elementi, ma serve ben altro per mirare in alto. La soluzione arriva nel 1991/92, quando entrano a far parte della dirigenza Salvatore Massimino e il nipote Alfio Luciano. Linfa nuova che si vede nella formazione della squadra e dal suo condottiero, Pino Caramanno. Cose in grande per tentare la scalata in serie B, l' ordine era "un grande Catania fa grande Catania". Non sempre una corazzata e un grande allenatore sono un accoppiata vincente. Fidejussioni fantasma, contratti non depositati e tanta confusione no fanno decollare il club, a cominciare dalle brutte figure rimediate in coppa. In campionato l' alternanza dei tecnici Caramanno, Franco Vannini e nuovamente Caramanno non portò all'auspicata promozione. Anzi una gestione della campagna acquisti dispendiosa, aveva provocato una voragine nella già precaria situazione economica, tanto che la squadra venne messa in liquidazione, vendendo i giocatori migliori. La federazione intimò al Catania di risanare il pesante deficit, 16 miliardi, con i creditori alle porte. Al capezzale della squadra intervenne quel grande tifoso che Catania calcistica non aveva dimenticato mai, Angelo Massimino, che si presentò in lega con solide garanzie, come le sue proprietà immobiliari. 6 anni di malaugurata gestione hanno disamorato i catanesi, sempre pronti comunque ad acclamare il presidentissimo. Intanto una costola della Falange si stacca dalla curva nord, per rinominarsi "Primo Amore - Irriducibili", trovando posto nella sud. Nel 1992/93 il massimo dirigente, a parole si trova forze finanziarie nuove ma all' ora dei fatti, resta solo. In campo, stagione mediocre, nonostante l' exploit di Palermo con un sonante 2 a 0. Si riesce a ridurre i debiti del 60%. Restano quelli verso lo Stato, che grazie ad una legge per le zone terremotate, dovrebbero essere dilazionati. L' estate del 1993 per il Catania e i catanesi sarà difficile da dimenticare, quando si visse forse il periodo più nero delle storia calcistica locale. Da una parte alcuni tifosi si scagliarono contro l' abitazione di Massimino, mentre calcisticamente inizia l' avventura dal ritiro di Campo di Giove con il nuovo allenatore Osvaldo Jaconi. Un ritardo di 24 ore, additato al presidente, nel fornire la fidejussione bancaria necessaria all' iscrizione al campionato, spedite sabato 31 luglio, è la scusa per l’ ennesima ingiustizia subita. Il massimo responsabile della Lega, Vincenzo Matarrese, per una inezia burocratica decretò la radiazione del Catania Calcio. Quel giorno, fu un nefasto per la città. La Co.vi.soc, organo controllo bilanci, avvallò la tesi del ritardo. Si racconta che il primo agosto Massimino, accompagnato dall’ avvocato Ingrassia, colto da malore a seguito del verdetto vergognoso, si fosse presentato a Roma con la moneta sonante. Inutilmente. Ancora una volta si rimboccò le maniche, pagò tutti i debiti risalenti alla vecchia gestione, intraprendendo una battaglia legale per evitare il disastro, dopo che al CONI, mediante ricorso, trovammo le porte chiuse. Dopo una serie di sentenze a nostro favore del Tribunale Amministrativo Regionale etneo, del Consiglio di Giustizia Amministrativa di Palermo, dal TAR del Lazio e dal Consiglio di Stato, si sperava in una riammissione in serie C1. La FIGC, non tenendo conto di ordinanze emesse da giudici della Repubblica, non riscrisse i calendari come le era stato imposto. I commissari ad acta, che nel frattempo commissariarono la federazione, prevedevano l' esordio nel campionato di C1 per il 3 ottobre in casa contro il Giarre, che invece si presentò ad Avellino, come da ordinato da Matarrese. Al Cibali, 10 mila spettatori, assisterono alla famosa partita fantasma. Attesa dei canonici 45 minuti per poi colmare il vuoto con l' amichevole disputata contro la Libertas Palestro. Il 9 ottobre 1993 ultima parola della CGA che mette fine alla vicenda: si giudica illegittima la radiazione ma riconosce l' autonomia sportiva di formare i campionati. Salvammo solo il nostro nome, Calcio Catania 1946, e con esso la nostra storia. Per non dire che oltre l' enorme danno arriva pure la beffa, che fortunatamente si rivelò effimera ma creò scompiglio in città, l' Atletico di Fraco Proto. Un manipolo di "arribbattuti", tradendo la loro fede, ebbe il coraggio di cambiare bandiera, squadra e colori. 10 anni sono trascorsi dalla serie A. Con la tripla retrocessione federale ci proiettammo ad affrontare l' Eccellenza Regionale nella stagione 1993/94. Per merito di una rosa formata in fretta dal direttore sportivo Vittorio Galigani, poiché fu perso tutto il parco giocatori precedente, il Catania conquista il 3° posto finale. La guida tecnica in quella stagione era stata affidata in un primo momento a Franco Indelicato. Torneo di rinascita iniziato con un mese di ritardo rispetto alle altre squadre, per ovvi motivi, giocando turni infrasettimanali per recuperare. In corso, non si decollò, cosicché venne chiamato Lorenzo Barlassina, già guerriero etneo anni '80. Il ripescaggio nel CND ovvero Campionato Nazionale Dilettanti nella stagione 1994/95 colma in parte la delusione dei catanesi. L'allenatore Angelo Busetta, che aveva sostituito Pier Giuseppe Mosti dopo poche giornate dall' inizio, si trova allenare una bella corazzata per la categoria. Meraviglioso cammino, condito da un testa a testa con il Milazzo, battuto in rimonta al Grotta Polifemo, che si concluse con l’ esodo di tifosi a Gangi, ultima giornata, che vide il trionfo dei rossazzurri per 3 a 0. Giuseppe Mosca capocannoniere del torneo con 19 gol. Si torna nei professionisti dopo 2 anni di calvario. Novità introdotta i tre punti per la vittoria stile anglosassone. Nella stagione 1995/96 si decide di stravolgere la rosa. Come allenatore viene scelto Lamberto Leonardi, che tuttavia non riuscì a legare con l' ambiente, cosicché la società chiamò il navigato Aldo Cerantola, subito sostituito da Mario Russo. Un quasi cieco Massimino, a causa del diabete, mentre la squadra si allenava sul campetto di Valverde, fu aggredito da alcuni esagitati. Ma stava per accadere l'impensabile. Un incidente automobilistico sull’autostrada Catania - Palermo causò la morte del cavaliere. Quello, in cui perse la vita, fu l' ultimo viaggio per la sua squadra. Andava a discutere per l' ennesima volta quelle maledette "carte bollate", come soleva definirle. Erano le 14 e 30 del 4 marzo del 1996. Catania perdeva un uomo generoso, scarpe grosse e cervello fino per molti, ma più che un presidente per Catania e il Catania, un presidentissimo. La città lo pianse allora e lo ricorderà sempre, in ogni bandiera, in ogni coro, in ogni parola buona verso quei colori che lui per prima amava. Nonostante tutto la sua famiglia continuò a gestire il club: la moglie, Grazia Codiglione, con la fattiva collaborazione dei generi, l' ingegnere Giuseppe Insalaco, il dottor Conti e il nipote Angelo Russo, che già affiancava il nonno ormai malato. Nel 1996/97 l' allenatore Giovanni Mei, che a stagione in corso aveva sostituito Angelo Busetta, condusse il Catania ad un 4° posto finale che valse l' accesso ai play-off. Si dovette spareggiare con la Turris. Finì a reti bianche al Cibali ma si perdette di misura il confronto di ritorno sul neutro di Avellino. I 4000 tifosi rossazzurri ammainarono così le bandiere. Intanto lo stadio ebbe l' ultimo intervento di restaurazione per ospitare al meglio le gare di atletica leggera delle Universiadi, ed in tale occasione furono demolite ed interamente ricostruite sia la tribuna B che parte della tribuna A , in pratica delle vecchie storiche strutture non v'è più traccia. Nel 1997/98 Giovanni Mei viene confermato ma la squadra alterna prestazioni positive ad altre tutte da dimenticare. La società decide di esonerarlo, chiamando Franco Gagliardi, che capisce subito di badare al sodo imprimendo squadra un' impostazione non troppo spregiudicata conducendola al traguardo in modo tranquillo. Il Catania quell' anno si piazzò al 10° posto, nonostante l' attacco formato dal trio Costa-Piperissa-Malafronte abbia realizzato ben 8 gol! Nel 1998/99 la società chiama alla guida tecnica Piero Cucchi. Arrivano diversi giocatori che in C2 fanno la differenza. Meravigliosa cavalcata che porta a fine stagione, il 1° posto con 59 punti, suggellando il tutto con il migliore attacco, 40 gol fatti, e migliore difesa, 19 gol subiti. Il testa a testa con il Messina fu deciso con l’ incontro con i peloritani al Cibali, a 4 giornate dal termine, il 25 aprile. Dinanzi a 23000 spettatori, fu ineccepibile la vittoria decisa da un gol strepitoso di Manca su cross di Cicchetti, proprio in zona "Cesarini". La folla sapeva che quella rete voleva dire promozione in C1, che una Federazione miope, in mala fede e "dei due pesi e due misure" aveva tolto alla città 6 anni orsono, sommando l’ umiliazione di retrocederla nel campionato di eccellenza, ma che la famiglia Massimino, con grandi sacrifici e con l’ apporto di uomini validi come Cucchi e il direttore sportivo Mecozzi, aveva riconquistato. Nel 1999/00 viene smantellata la squadra della promozione. Il nuovo direttore sportivo Guido Angelozzi, catanese purosangue ed ex giocatore etneo anni '70 chiama ad allenare il zonista Gianni Simonelli. Il 7° posto finale conclude un campionato non esaltante, che con un pizzico di convinzione maggiore avrebbe potuto portare alla griglia spareggi. La famiglia Massimino decide di chiudere un epopea al timone della guida del Calcio Catania. L' effimero interesse dell' imprenditore Virlinzi, rappresentato da Pippo Baudo, fu spazzato da Luciano Gaucci, che mise sul piatto i 4 miliardi necessari per effettuare l 'operazione. Era il 25 maggio. Il figlio 25enne Riccardo, è il nuovo presidente del sodalizio etneo. Quando arrivarono a Catania per la presentazione ai tifosi, al palazzetto dello sport di piazza Spedini, la folla straripante gongolava per i proclami azzardati.
Anni 2000
Nel 2000/01 la nuova società crea una rosa di primo ordine per la categoria. La squadra disputa un girone di andata piuttosto deludente. Si alternano in panchina per ben due volte gli allenatori Ivo Iaconi e Vincenzo Guerini. L' ultimo cambio da quella sterzata che ci si aspettava. Grazie ad un favoloso ed indimenticabile girone di ritorno e all' innesto di qualche giocatore di livello come il "re leone" Alessandro Ambrosi, arriva meritatamente il 3° posto che vale l' accesso ai playoff. Nella primo turno il Catania affronta l' Avellino al Partenio perdendo di misura, ma ribaltando il risultato tra le mura amiche per due a zero, con reti di Cordone e Ambrosi. Quindi si va in finale con il Messina. La partita di andata si gioca al Cibali e gli etnei non vanno oltre il pari, con il vantaggio firmato da Criniti. La partita di ritorno al Celeste, ci vede soccombere per uno a zero, Così sfumano i sogni di gloria. Nel 2001/02 la società mantenendo l' intelaiatura dello scorso, aggiunse alcuni giocatori di spessore come Eddy Baggio e Michele Fini. L' inizio della stagione, poco esaltante, compresa la presenza in coppa Italia "maggiore" dopo 15 anni, fa saltare l' allenatore Aldo Ammazzalorso. Al suo posto viene chiamato Pietro Vierchowod, il quale, non riesce a concludere il campionato per alcuni contrasti con la dirigenza. A questo punto, la guida tecnica viene affidata a Francesco Graziani, già responsabile dell'area tecnica, coadiuvato da Maurizio Pellegrino, responsabile delle giovanili. Il Catania conclude nuovamente al 3° posto ed accede ancora una volta agli spareggi promozione. Nel primo match il Catania affronta il Pescara che riesce a superare grazie alla miglior posizione in graduatoria, dopo la sconfitta di misura all' Adriatico e al vittoria con identico punteggio al Cibali con gol di Massimo Cicconi. La finale fu Taranto-Catania. Una partita al cardiopalmo e zeppa di polemiche. All' andata gli etnei superano i pugliesi per uno a zero con un gran gol di Fini, davanti a 25000 festanti, mentre nella partita di ritorno il pareggio a reti bianche, portò la tanto attesa promozione in serie B, lontana ormai da ben 15 anni. Intanto il 20 giugno del 2002 è stata scoperta la lapide, dal sindaco di Catania Umberto Scapagnini, che intitola lo stadio Cibali, allo scomparso cavaliere Angelo Massimino. L' iter per l' intitolazione prese inizio nel maggio del 2001 quando il ministro dell' Interno Enzo Bianco, concesse la deroga necessaria per le persone decedute da meno di 10 anni. Alla cerimonia presero parte l'assessore allo Sport, Angelo Di Caro, la moglie ed i familiari dell'ex presidente e tutta la tifoseria etnea. Lo stadio "Angelo Massimino", ex Cibali, riveste quindi oggi un duplice significato storico, per i tifosi rossazzurri. Riconquistata la serie cadetta, nella stagione 2002/03, con le prime due giornate rinviate per la questione dei diritti tv per le pay-tv, la società chiama in panchina Osvaldo Jaconi, gradito ritorno il suo ma breve lasciando in precampionato, puntellando l' attacco con l' esperto Lulù Oliveira, che diventa subito leader e capitano. Purtroppo non viene rinforzato il reparto arretrato che, alla fine, si rivelerà il punto debole della squadra. L' esonero tocca pure a Maurizio Pellegrino, che il presidente Riccardo Gaucci aveva promosso a pieni voti dalle giovanili. Si ricorre allora al gallese John Benjamin Toshak, ex sergente di ferro del Real Madrid. I risultati latitano, a dispetto di un gioco fluido. Si continua con l' esperto Edoardo Reja, ma anche lui non resiste. Infine per salvare la barca che affonda viene richiamato Vincenzo Guerini, già al timone del Catania due anni prima. La stagione viene comunque macchiata dall' arrogante comportamento della FIGC che, in maniera vergognosa, cerca di affondare il club dell' elefante. Il caso scoppia il 12 aprile quando al "Massimino" si gioca Catania - Siena. Luigi Martinelli, terzino senese, scese in campo nonostante la giornata di squalifica non lo permettesse. Secondo i toscani, invece, turno di stop scontato con la primavera. Si scatena il così chiamato "CASO CATANIA". Una sequenza di ingiustizie e decisioni assurde che penalizzano il Catania, ma che tutta l' Italia calcistica contesta. Una su tutte quando viene messa in discussione l' inappellabilità della CAF, fino a quel momento dal giudizio immodificabile. Comunque il 7 giugno finisce il campionato di B. Il Catania, data la decisione della Corte Federale del 22 maggio, che aveva annullato la sentenza della CAF, avrebbe in classifica 44 punti, anziché 46. Quindi retrocesso in C1 per effetto del 17° posto. Inizia un vero e proprio duello fra la federazione, nella persona di Franco Carraro, e il Catania Calcio. Il 19 agosto, dopo un'estate ricca di colpi di scena, fra cui anche lo scandalo delle false fideiussioni presentate da Roma, Napoli e Spal, interviene il Consiglio dei Ministri approvando un decreto che ribadisce l' autonomia della giustizia sportiva. Mentre il consiglio federale, il 20 agosto, vara la nuova serie B a 24 squadre, riammettendo di diritto il Catania, e ripescando il Genoa, la Salernitana e la Fiorentina incomprensibilmente dal campionato di serie C1. Un tormentone estivo che evidenzia lacune ed errori di una federazione che il Catania, il 1993 insegna, ha riaffrontato con decisione di chi è nel giusto. La stagione 2003/04 si può definire incredibile. Nessuno avrebbe scommesso tanto su una squadra, che dopo il tormentone estivo e un calcio mercato gaucciano fatto di tanti prestiti, riesce ad imporre un proprio gioco, mantenendo comunque la parte sinistra della classifica fino all' inizio del girone di ritorno. Qui, il mercato di riparazione con qualche sacrificio economico, avrebbe consentito il salto, considerata l' unicità di un torneo a 24 squadre con ben 5 promozioni più la sesta dopo lo spareggio con la quart' ultima di serie A. A poche giornate dal termine, il patron Gaucci, dopo diverse umilianti sconfitte, prende una decisione che ha dell' incredibile: mettere fuori rosa 4 giocatori in scadenza di contratto, Sturba, Sasà Monaco, Vito Grieco ma soprattutto un atleta che ha sempre dato il massimo attaccamento alla maglia, un signore fuori dal campo, Lulu' Oliveira. Perché la dirigenza poco presente, non si è attivata per rafforzare l'organico, non è dato sapere, ma diverse opinioni veleggiano tra i supporter rossazzurri. La verità alla fine salta fuori: già dal mese di dicembre, 30 giorni prima del famigerato mercato di rafforzamento, ci furono contatti tra la famiglia Gaucci e colui che a breve sarebbe diventato in nuovo presidente del Club Calcio Catania, Nino Pulvirenti, imprenditore nel settore alberghiero, alimentare ed proprietario di una compagnia aerea. Il 26 maggio 2004 l' annuncio ufficiale con il passaggio di consegne tra l' uscente Gaucci, dal puro fine imprenditoriale che ha comunque riportato a Catania la serie cadetta, sostenendo diverse battaglie, e un personaggio Pulvirenti, catanese tifoso del Catania (finalmente), il cui sogno di presiedere la squadra finalmente si avverava. "Se il Catania non sale in A lascio il calcio" tuonava Gaucci, in una delle sue solite uscite, ma alla fine qualcosa ha lasciato, una città che l' ho aveva ben accolto, da cittadino onorario, e la squadra, portandosi in Umbria la maggior parte dei componenti della rosa, rimasti solo Padalino e Firmani. La nuova società mostra idee chiare e precise, ed evidenzia delle priorità su cui si punterà: creare una struttura di proprietà del Catania per gestire la prima squadra, il settore giovanile e la scuola calcio, e perseguire un programma triennale per raggiungere la massima serie. La stagione 2004/05 precede un' altra "calda" estate dove lo scandalo del calcio-scommesse, poi praticamente insabbiato, e i problemi economici di varie società, sono i protagonisti. E cambiato pure il format della B con 22 squadre, tre promozioni e play off. Ma finalmente un' estate che vede il Catania, partito da zero, essere protagonista del mercato con il direttore generale Pietro Lo Monaco, braccio destro del presidente, in prima linea, avendo acquistato e non in prestito come si era abituati, tutti con contratto triennale, a conferma di un solido progetto. Inizio di campionato inaspettato: la squadra gioca male e all' undicesima giornata, viene esonerato l' allenatore Costantini, che paga colpe non solo sue. Al suo posto si chiama un mister il cui curriculum si presenta da solo, Nedo Sonetti. La spina dorsale della formazione, accreditata da tutti come una delle più forti del campionato, arranca clamorosamente. I senatori, a gennaio, vanno via in tutta fretta. Si conosceva il loro passato calcistico ma non le loro doti umane che hanno fatto "attrito" con la città di Catania. Al calcio mercato si cambia molto, scegliendo la linea verde, o meglio verde-oro, dato i cinque calciatori brasiliani nella rosa. Purtroppo la mancanza di veri attaccanti condiziona il campionato che si chiude con un tranquillo 11° posto, e il rammarico del mancato aggancio alla zona play-off. Altra estate torrida, e non solo meteorologicamente, per il calcio. La più brutta di sempre. Lite tra lega e sindaci per gli orari delle partite di B, con il TAR protagonista, pay tv che dettano legge, croce dei tifosi, fallimenti e illeciti sportivi, il 2005/06 per il Catania inizia dal nuovo mister Pasquale Marino, che tutti in città conosciamo e un trio di calciatori che fa sognare, Spinesi-Mascara-Baiocco. La consapevolezza di aver attrezzato una squadra forte, e la soddisfazione finalmente di non essere annoverata tra le società con problemi finanziari, frutto di un lavoro dirigenziale serio ed equilibrato, inorgoglisce il popolo catanese. Dopo un avvio altalenante, i valori individuali della squadra escono, chiudendo il girone di andata con uno splendido secondo posto. A gennaio, al calcio mercato, mai come in questa stagione i tifosi lo osservano con distacco, la società apporta dei puntelli per migliorare un telaio già collaudato. Il girone di ritorno è una lunga cavalcata, che si conclude proprio all' ultima giornata in casa nella partita giocata contro l' Albinoleffe davanti ad uno stadio completamente tappezzato di rosso e azzurro. Si conclud2 il campionato in 2° posizione, ed è serie A dopo 23 anni. Miglior modo di festeggiare i 60 anni della storia ufficiale del club non poteva esserci, con il miglior attacco con 67 gol, 9 vittorie in trasferta, record per la categoria e mentalità offensiva del mister Marino confermata dai 23 gol Spinesi e 14 di Mascara che a detta di tutti ha espresso il miglior calcio della cadetteria. Da ricordare alla penultima di campionato, fuori casa contro il Catanzaro, ma giocata a Lecce per questioni di ordine pubblico, un gravissimo incidente stradale nei pressi di Rosato ha tolto la vita a due tifosi rossazzurri che andavano in trasferta, Carmelo Ligreci e Fabio Seminara. Scoppia l' ennesimo scandalo nel mondo del calcio, quello delle intercettazioni telefoniche di Moggi e della Juventus, che stavolta sembra fare terra bruciata intorno a grossi nomi, tra cui Carraro, potenti squadre calcistiche, arbitri e dirigenti, con la giustizia sportiva chiamata a ridare credibilità al mondo del pallone, proprio quando avviene la conquista del quarto titolo mondiale da parte della nazionale italiana in Germania. Dure le sentenze della CAF, limate poi dalla corte federale ed infine addolcite "all' italiana" dalla camera di conciliazione e arbitrato del Coni. Il primo ritiro straniero, a Feldkirchen in Austria, apre la stagione 2006/07, strana per quanto riguarda la classifica iniziale data certe penalizzazioni unitamente alla mancanza della "vecchia signora". Record di abbonamenti per i rossazzurri quasi 16 mila tessere vendute. La società conferma in blocco la rosa della promozione, inserendo calciatori di esperienza. L' amministratore delegato ha confermato la sue competenze in materia di rinforzi, criticati a luglio da molti, che hanno permesso di esaltare il gioco di mister Marino, e far esaltare una città, protagonista di un esaltante girone di andata, con lo splendido piazzamento da champions league, che viene cronologicamente dopo altri due passi, la promozione in A e il 60° anniversario dalla fondazione, che rendono l' anno 2006 grandioso ed unico per tutti i tifosi rossazzurri. Tutto quello raccontato fino ad ora passa in secondo piano dopo la tragedia del 2 febbraio 2007, quando allo stadio Massimino si gioca il derby tra Catania e Palermo. A causa di barbare violenze attorno al Cibali di un drappello di delinquenti, muore l' ispettore di Polizia Filippo Raciti, che lascia moglie e due figli, con lo sconforto generale della società civile. Tutto ciò costruito in anni di sacrificio è finito in un attimo. La migliore stagione a livello tecnico è stata funestata da chi con il calcio non c' entra niente. Le conseguenze sono gravi sotto tutti gli aspetti. A livello calcistico c'è un giro di vite da parte dei vertici sportivi e del Governo, con l' approvazione della rigida legge antiviolenza Amato - Melandri. Per il "Massimino" viene stabilita la squalifica del campo fino al 30 giugno 2007 e partite in campo neutro ed a porte chiuse. L' immagine della città è lesa con aggiunta di un grosso danno economico per il presidente Pulvirenti. Intanto "i tifosi del Catania potranno avere accesso agli impianti sportivi su tutto il territorio nazionale dove si svolgeranno le partite casalinghe della loro squadra"; con questa sentenza il TAR di Catania annulla la squalifica dello stadio grazie ad 82 impavidi abbonati che hanno presentato ricorso, intraprendendo una vera e propria "guerra" contro il TAR laziale e dal CGA di Palermo, sollecitati dalla FIGC, che intervenendo, ha poi ripristinato la squalifica. La dirigenza, con il presidente Pulvirenti in prima linea, ha correttamente percorso la strada parallela della giustizia sportiva, per non violare la clausola compromissoria che avrebbe portato penalizzazioni in classifica, conciliando con il CONI la decisione del campo neutro per le ultime due partite casalinghe, contro Milan e Chievo, ma con le porte aperte per i tifosi. E proprio al Dall' Ara di Bologna, il 27 maggio, vincendo contro la squadra clivense, supportato da 8 mila tifosi il Catania ottenne l' obbiettivo stagionale della salvezza, chiudendo il campionato, dopo un disastroso girone di ritorno, al 13° posto. Salvezza storica se consideriamo che da 42 anni ciò non avveniva e soprattutto le 10 gare in campo neutro, 29 partite su 38 lontano dal Cibali e non ultimo i 14 esordienti in serie A. Le novità per la stagione 2007/08 sono il restyling dello stadio, secondo le disposizioni dell' Osservatorio delle Manifestazioni Sportive e il cambio di sede sociale, trasferita nel luogo naturale degli uffici di via Ferrante Aporti proprio sotto la curva sud. Lavori di adeguamento quasi interamente finanziati dalla società e non dal Comune, i cui tempi burocratici e le casse in rosso, non avrebbero permesso il regolare avvio in casa del campionato. Nel ritiro di Chatillon, in Valle d' Aosta, si riparte dal nuovo allenatore Silvio Baldini con vice Gianluca Atzori e da calciatori di esperienza quali l' uruguaiano Jorge Martinez, calciatore più pagato della storia del Catania. Primo caso di mobbing in casa Catania: i calciatori Pantanelli, Falsini e Biso, che non rientrando nei piani della dirigenza in attesa di altre sistemazioni si allenavano con la primavera, hanno intentato una discutibile causa al Collegio Arbitrale della Lega, per essere reintegrati in prima squadra, poi archiviata. Con la pedata di mister Baldini alla prima giornata a Parma e i lavori allo stadio finiti per l' esordio in casa, si alimentano varie polemiche che la città di Catania non si può permettere. Addirittura il manto erboso, assolutamente scandaloso, completato a giochi iniziati, con altra figuraccia degli amministratori pubblici etnei. Per i tifosi, sempre impareggiabili, che hanno rinnovato la fiducia con più di 14 mila abbonamenti, le prime soddisfazioni: il buon girone d' andata e la storica qualificazione alla semifinale di coppa Italia. Il giro di boa è una costante delusione che porta a sette giornate dalla fine le "dimissioni" di Baldini, grande uomo ma sfortunato allenatore, che paga anche colpe di un organico non adatto alle sue idee tattiche. Al suo posto si accomoda in panchina Walter Zenga, ex portiere della Nazionale e dell' Inter. Nonostante diversi infortuni che hanno ridimensionato una rosa già esigua, arriva la seconda salvezza consecutiva, proprio all' ultima giornata come lo scorso anno, in un finale a dir poco coronarico, chiudendo quart' ultimi al 17° posto. Da Assisi riparte la stagione 2008/09 con il riconfermato mister Zenga alla guida di una rosa sempre più "sudamericana". Obiettivo ringiovanimento ed elevazione del tasso tecnico, quindi un mercato mirato con alla base stipendi contenuti e bilanci in positivo, per la consolidazione nella categoria. La cessione di Juan Manuel Vargas, per 12 milioni di euro, rappresenta un record in uscita per la società. Alla prima di campionato viene inaugurato il tabellone luminoso. A metà settembre viene presentato l' ambizioso progetto del centro sportivo, sito a Mascalucia, voluto dal presidente Pulvirenti fin dal suo insediamento che getta le basi per la crescita definitiva della società. Inizio dei lavori mercoledì 3 giugno 2009. Negli annali resterà impressa la vittoria alla "Favorita" di Palermo per 4 a 0, con la terza marcatura di Peppino Mascara, al volo da centrocampo, gol rossazzurro più bello di sempre. Sostanzialmente un cammino tranquillo e costante come da programma, fino ai 3/4 di torneo, con salvezza virtuale raggiunta. Poco gradito il cedimento delle ultime gare, tra "regali" e scarso impegno. Matematicamente la certezza di disputare il 13° campionato di A, è stata raggiunta a tre giornate dalla fine. Eguagliato il record di vittorie interne, ben 11, come negli anni 60-61 e 64-65. Positivo il graduale esordio in prima squadra di alcuni elementi della primavera, che con tutto il settore giovanile, ha ottenuto brillanti risultati. Chicca della stagione, 15° posto finale con 43 punti, le convocazioni in nazionale di Mascara e Marco Biagianti. La scissione della Lega, la A dalla B, è il preludio del 2009/10, stagione in cui, per il Catania, vi è stato il cambio dell' allenatore, Gianluca Atzori al posto di Zenga, già vice suo e di Baldini due anni addietro, poi mancati rinnovi di alcuni senatori, come Spinesi-Baiocco-Stovini-Silvestri, e un mercato sempre più argentino. La partenza disastrosa, 15 gare ed una sola vittoria, ha portato all' esonero del giovane mister, grande persona ma poca esperienza in relazione alla rosa a disposizione; al suo posto il serbo Sinisa Mihajlovic. Si comincia la rincorsa chiudendo l' anno solare con il botto: vittoria contro la Juve in trasferta. Il mercato riparatore porta un nome altisonante, il centravanti argentino Maxi Lopez e il ritorno di un amico, Orazio Russo, che con la presenza all' ultima giornata, viene eletto rossazzurro di sempre, con tornei di C2, C1, B e A disputati con la maglia etnea. Spettacolare girone di ritorno dove vengono asfaltate le big, riumiliati i cugini rosa e ottenendo la salvezza a 180 minuti dal termine. 13° posto finale con 45 punti. Permanenza fondamentale perché in vista delle nuove ripartizioni dei diritti televisivi, dell' abbassamento dell' età media dei giocatori e del proseguimento dei lavori del centro sportivo, si prospettano obiettivi migliori da raggiungere. A conferma del buon lavoro fatto, sono arrivate le convocazioni per il mondiale in Sud Africa di Morimoto (Giappone) e Andujar (Argentina).
Anni 10
Le polemiche per la tessera del tifoso aprono la stagione 2010/11, 14° anno in A per il Catania. Nuovo il mister Marco Giampaolo, per una squadra immutata, eccezion fatta per la partenza del "Malaka", destinazione Juve. I 21 punti del girone d' andata, in maggioranza racimolati in casa, portano la società alla decisione del cambio in panchina. Alle falde dell' Etna arriva una vecchia conoscenza del calcio italiano, l' argentino Diego Pablo Simeone, per la squadra più argentina d' Europa. A lui spetta l' onore di dirigere il primo allenamento in un giorno importante per i rossazzurri, 19 gennaio 2011, che coincide con l' apertura, anche se parziale, del nuovo centro sportivo. Eccellente cessione al calcio mercato di gennaio: sotto il Vesuvio va il capitano Peppe Mascara, bandiera con le sue 60 reti in 237 presenze. Innesti mirati a gennaio contribuiscono ad un girone di ritorno che conferma la scarsezza di risultati in trasferta, ma bilanciati da un cammino schiacciante in casa, con 11 vittorie eguagliando le stagioni 60-61, 64-65 e 2008-09, portando non solo la salvezza aritmetica con 2 giornate d' anticipo, ma anche il record di 46 punti ottenuti, come l' anno di fondazione, che rappresentano il record in A con vittorie da tre punti. Data storica per il club dell' elefante: mercoledì 18 maggio, dopo 23 mesi dall' inizio lavori, viene inaugurato il "Torre del Grifo Village", la nuova casa del Catania Calcio, orgoglio della dirigenza nonché di tutta la città, sede naturale del prossimo ritiro precampionato. Da un lato le sentenze legate agli scandali di "scommessopoli", dall' altro la continua appetibilità dei diritti televisivi, le premesse della stagione 2011/12, 6° consecutiva nella massima serie per il Catania, eguagliando il periodo d' oro degli anni '60. Si interrompe nuovamente il rapporto tra società e tecnico. Il "Cholo" Simeone, che bene aveva fatto nei 4 mesi di gestione, viene sostituito da Vincenzo Montella, che con i suoi 37 anni è il tecnico più giovane della serie A. L' organico viene integrato da un mix di giovani e giocatori d' esperienza come l' ex azzurro Legrottaglie, l' honduregno Suazo e l' argentino Almiron. Slitta la prima di campionato per i contrasti tra la Lega di A e l' associazione dei calciatori per questioni contrattuali.
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